domenica 29 marzo 2009

Non leggete...



Che cosa direbbe, che cosa scriverebbe oggi Luciano Bianciardi? Di Berlusconi e del congresso del Pdl, ma anche di Fiorello e di Mourinho, di Bonolis, di Simona Ventura ecc. ecc. Spesso me lo chiedo, specialmente in giorni come questo. Specialmente quando sono in cerca di un minimo argine alla mediocrità, alla volgarità, alla chiacchiera, al qualunquismo. Se qualcuno ha un po' di tempo a disposizione cerchi in libreria questo suo ultimo "Non leggete i libri, fateveli raccontare", pochi, fulminanti articoli pubblicati quarant'anni fa sulla rivista ABC e tuttora attualissimi: un "manuale per diventare intellettuali", dedicato in particolare ai "giovani privi di talento". Ma potrebbe ugualmente valere anche come manuale, breviario, libro di esercizi spirituali per giovani aspiranti dirigenti di partito, parlamentari, registi, conduttori televisivi, imprenditori...

E se poi avete tempo per un altro piccolo esercizio, chiudete gli occhi per un attimo... e provate ad abbinare ad ogni capitolo il ritratto di qualche personaggio che avete conosciuto o che vedete sul giornale: quasi sempre funziona.

Dietro l'ironia sopraffina, ci sono l'invettiva, il sarcasmo, la vis del "moralista" (nel senso nobile del termine), l'osservazione acuta, l'intelligenza vivissima di uno straordinario "irregolare" della nostra letteratura.

martedì 24 marzo 2009

Lavorero di più!




L'immarcescibile cav. Berlusconi, fresca di giornata: "contro la crisi gli italiani lavorino di più".

Mi tornano alla mente Gondrano, cavallo stakanovista de "La Fattoria degli animali", e la sua immancabile risposta ad ogni avversità, ad ogni difficoltà, ad ogni crisi: "lavorerò di più!".

E intanto i maiali gozzovigliavano, trescavano, rubavano...

domenica 22 marzo 2009

Falsa coscienza




Da qualche mese in Italia abbiamo pure un ministro della Gioventù: non so chi se ne sia accorto e, con ogni probabilità, non se ne avvertiva il bisogno. Ma tant'è...

L'altro giorno il ministro Giorgia Meloni ha preso la parola al congresso di scioglimento di Alleanza nazionale, il suo partito: noi abbiamo provato ad ascoltarla, spinti da curiosità, e da quel giorno, da quel memorabile intervento siamo almeno certi di aver trovato un riferimento solido, indiscutibile per quando dovremo cercare di spiegare a chicchessia (e spiegarci) il concetto di "falsa coscienza".

La Meloni, con oratoria tribunizia e infiammata, come si conveniva all'occasione, ha sostenuto davanti alla platea che le idee della destra (post)missina non potranno mai morire nel nuovo partito, seppure, aggiungiamo noi, integralmente berlusconizzato... perché, così continuava, muoiono o sono destinate a morire soltanto le idee di quelle forze che sono state travolte dalla pubblica esecrazione e dallo scandalo (vedi Tangentopoli: Dc, Psi,laici) o dai rivolgimenti impietosi e senza appello della storia (vedi muro di Berlino: Pci, Pds). Insomma, e questo sembra essere l'implicito giudizio della Meloni, di quella cultura politica anti-fascista che ha prodotto la Repubblica, la Costituzione, la democrazia, sessant'anni di relativa prosperità ecc. non resta, o non dovrebbe restare, nulla, se non qualche polveroso cimelio.

Logica conclusione del sillogismo ministeriale: rovesciando la celeberrima sentenza crociana, dovremmo forse ammettere che la nostra Repubblica è una parentesi della storia italica da superare in fretta? O che Giorgio Almirante è il legittimo depositario dei valori della nostra democrazia? O che altro? Sarebbe bello conoscere il pensiero dell'intraprendente ministro a riguardo.

mercoledì 18 marzo 2009

Possibile e impossibile



"E' perfettamente esatto, e confermato da tutta l'esperienza storica, che il possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l'impossibile."

Max Weber

Weber ci dice che il vero uomo politico, anche quando non è mosso da slanci umanistici o utopistici o rivoluzionari, deve avere qualcosa di sobriamente eroico, qualcosa che, nei momenti "topici", nei momenti della decisione, lo tiene in qualche modo sull'orlo della disperazione... ma senza farlo sprofondare dentro la disperazione. Il vero uomo politico (colui che, in termini weberiani, ha la "vocazione" per la politica) sa sempre che, comunque, è possibile ricominciare, è possibile ricostruire, è possibile ritentare.

martedì 17 marzo 2009

Biografie balcaniche 2



Ho citato "La maschera di Dimitrios" e forse ne devo anche (brevemente) parlare.

1930 e qualcosa: un ex docente universitario inglese (sic!) relativamente giovane e relativamente avventuroso si ricicla come scrittore di romanzi gialli di discreto successo e, durante un viaggio ad Istanbul, alla ricerca di relax e di esotiche "atmosfere", si imbatte nel cadavere del misteriosissimo Dimitrios... criminale di oscura origine, ladro, omicida, trafficante di droga, presunto terrorista coinvolto in tutte le possibili trame eversive nell'Europa orientale: da qui comincia un turbinio di avvenimenti e di colpi di scena che sarebbe impossibile (oltre che riprovevole da parte mia, almeno per i potenziali lettori) cercare di riassumere.

Che cosa rende "La maschera di Dimitrios" un libro affascinante? Il meccanismo gira come un orologio, ma c'è qualcosa di più, oltre alla trama, oltre al consueto sottofondo politico... Mi verrebbe da dire che quella impalpabile aura di "inattendibilità" che connota certe ambientazioni e certi incontri del libro di Ch. Stewart su Arkan, è quella stessa aura che conferisce ai libri di Ambler un gusto del tutto particolare, in cui i confini tra realtà e paradosso sono del tutto labili e provvisori...

lunedì 16 marzo 2009

Biografie balcaniche



Qualcuno si ricorderà che all'incirca una decina di anni fa, dopo il suo misterioso assassinio, i tifosi della Lazio (frange vicine all'estrema destra) inneggiarono sciaguratamente al comandante Arkan, quello delle famigerate "Tigri", milizie che insanguinarono la Bosnia ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia. Qualche giorno fa è uscita una 'strana' biografia di Arkan.

Non posso dire che il libro in questione ("Arkan. La tigre dei Balcani" di Ch. Stewart, ed. Alet) sia 'bello', complice una certa svagatezza yankee dell'autore (l'aletta di copertina lo presenta come "giovane promessa" del giornalismo americano, manco ci trovassimo su un album delle figurine Panini)... e forse neppure la traduzione italiana contribuisce alla gradevolezza della lettura...

Però, malgrado tutto, il libro è interessante, racconta la metamorfosi di questo criminale da rapinatore di banche in killer al soldo dei servizi segreti di Tito e, infine, in eroe degli ultranazionalisti serbi, che crea il proprio esercito personale pescando tra sbandati, esponenti della mala belgradese e tifosi della Stella Rossa, macchiandosi di stragi e delitti di ogni tipo.

A proposito di Balcani e di letture: seguendo in queste pagine l'epopea sanguinaria di Arkan, non ho potuto fare a meno di pensare ad un romanzo come "La maschera di Dimitrios" di Eric Ambler. Decisamente altri tempi, però. E altri scrittori.

domenica 15 marzo 2009

Dalla parte del torto



... lo pensavo qualche sera fa, seduto tra i banchi dell'opposizione, nel consiglio comunale di Rosolina: un assessore leghista, sbracciandosi e sbraitando davanti al suo microfono, cercava di spiegarmi le "magnifiche sorti e progressive" del federalismo fiscale prossimo venturo...

E io lì, a raccogliere il Verbo.

Se questa è la ragione che illumina le nostre genti, ci ri-accomoderemo volentieri "dalla parte del torto" come diceva il poeta.