mercoledì 15 dicembre 2010

Turismo




















Questo è il testo di una mia relazione presentata ad un convegno del Pd provinciale sul turismo, che si è tenuto a Rosolina (Centro congressi) il 1° ottobre 2008.


Perché un convegno sul turismo a Rosolina? Per vari ordini di motivi. Il primo: parlare di
turismo in Polesine equivale ancora oggi a parlare per buona parte di Rosolina e delle sue
performance, nel bene e nel male.

Sembra anzitutto evidente che il turismo del futuro debba necessariamente puntare sulla
qualità e su quella che è l’anima, l’identità più profonda di un territorio: identità culturale,
ambientale, socio-economica ecc. Un mosaico complesso che deve necessariamente essere
presente e riflettersi in modo articolato nel quadro di un’offerta turistica che pretenda
realmente di competere su un mercato globale con prospettive incoraggianti. A rigor di logica,
oggi dovremmo parlare di turismi al plurale, perchè ogni scelta e ogni riflessione devono fare i
conti con un universo in costante evoluzione e con una frammentazione dell’offerta e delle
proposte presenti sul mercato.

In linea generale, nel nostro Paese negli ultimi decenni la politica turistica è andata assumendo
una nuova rilevanza: la riforma nazionale del comparto, la previsione di nuovi attori per la
valorizzazione e promozione del settore, la definitiva regolazione dei rapporti tra Stato e
regioni, sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato la recente politica turistica
italiana e di riflesso l’intero andamento del settore.

Partendo dalla valutazione della specificità e complessità del fenomeno turistico, la nostra
politica deve ora iniziare a porsi alcuni problemi di fondo. Deve iniziare ad analizzare in chiave
problematica il processo di evoluzione del turismo e della politica turistica, con particolare
attenzione al contesto politico-istituzionale ed alle tematiche legate alla proiezione regionale e
locale delle questioni turistiche, alle politiche di promozione e valorizzazione turistica,
esaminando le nuove strategie e il ruolo ed il cambiamento degli attori in campo.

Dalla sintesi del programma del Partito Democratico per le ultime elezioni politiche 2008. Un
breve promemoria e un esempio dei problemi oggi sentiti:
In attesa di una riforma del Titolo V della Costituzione, attraverso un’azione
concertata con le Regioni deve essere riassunta in capo allo Stato la definizione della
strategia nazionale per lo sviluppo del Turismo. Deve invece restare affidata alle
Regioni la gestione delle politiche di regolazione e sostegno delle attività turistiche.
In questo quadro, il Governo del Pd si impegna a promuovere un'iniziativa in sede
europea per l'applicazione di un’aliquota IVA ridotta alle attività turistiche nel loro
complesso o a segmenti significativi delle stesse.

Personalmente, sono convinto che l’appuntamento odierno servirà più a porre domande e a
individuare alcuni problemi di fondo, che a dare risposte e descrivere scenari certi: ma il dato
fondamentale è riuscire ad avviare una discussione reale, concreta, in grado di coinvolgere chi
opera su questo territorio a vario titolo, dagli operatori economici agli attori istituzionali.
Da dove iniziare, allora? Rosolina ha una storia per certi versi sui generis, ma ormai
cinquant’anni di turismo balneare sono una vicenda che ha inciso fortemente sull’identità di
questo territorio e che merita un riflessione non meramente settoriale, non meramente rivolta
ai cosiddetti “addetti lavori” o delegata ad aspetti “tecnici” e “gestionali”. Occorre inoltre che la
politica, al di là e oltre gli schieramenti, recuperi un ruolo forte, un ruolo di proposta e di
progetto; che sappia fare, quando serve, fronte comune.

La crescita del dopoguerra è stata qualcosa di disordinato e tendenzialmente non
programmato, che meriterebbe di per sé un momento di sintesi e di riflessione approfondita su
quella che è la radice del presente, un momento di ripensamento critico e di rielaborazione.
Siamo un territorio, un Comune “giovane”: questo vorrà pur dire qualcosa. Spero che anche la
nostra Amministrazione, insieme alla Provincia e alla Regione, voglia in prospettiva farsi carico
di un impegno di rielaborazione obiettiva questo tipo, non facile ma necessario. Per noi è
diventato chiaro che oggi non è più possibile pensare in termini di autarchia, di autosufficienza;
occorrono scelte forti e progetti che sappiano unire tutti gli attori coinvolti nel turismo. C’è
forse bisogno anche di un salto di mentalità, indispensabile per accompagnare ogni ipotesi di
cambiamento e per “fare squadra”.

Una cosa che, come figlio di rosolinesi emigrati per diverso tempo lontano da casa, mi ha
abbastanza colpito è sempre stata la scarsa propensione di Rosolina a pensare se stessa, a
pensare la propria identità in termini plurali: forse c’è voluto del tempo anche prima di
riconoscere il turismo come una delle principali vocazioni di questo territorio e come tratto
identitario a tutti gli effetti. Grande dinamismo privato, presenza di personalità di spicco, ma
poca o nulla capacità di riflessione comune e condivisa, per esempio su tradizioni, tipicità,
modalità condivise di proiezione del territorio verso l’esterno, salvo rare eccezioni. E questo
nonostante il 90% del turismo di questa provincia transiti tuttora da Rosolina: dato di cui, si
intenda, rimaniamo ben orgogliosi. Non è questione di localismo o di patriottismo comunale,
ma di costruire e pianificare la promozione attiva di una cultura del territorio, leva
indispensabile per offrire una proposta turistica in grado di essere riconoscibile e appetibile in
un mercato globalizzato come quello del XXI secolo.

Rosolina, con l’agricoltura, l’orticultura, l’artigianato e poi la pesca, da una parte. Rosolina
“mare”, Rosapineta, le spiagge, i turisti ecc. dall’altra. Oggi il turismo deve riuscire a
raggruppare tutti questi fattori in una proposta complessiva, creando o ricreando una
immagine fortemente caratterizzata. Le bellezze naturalistiche sono soltanto il punto di
partenza, presentano una “cartolina” del territorio, ma devono essere accompagnate da una
forte azione di promozione, valorizzazione, conoscenza ecc. Un quadro in cui la politica è
chiamata a rivestire un ruolo attivo di programmazione intelligente e mirata, con gli strumenti
a disposizione e con le, spesso scarse, risorse a disposizione. Ma è bene aver presente il
problema! E iniziare quantomeno a lavorare nella giusta direzione: non è nostro intendimento
procedere verso nobili ma solitarie battaglie...

Cominciamo allora da alcune questioni aperte. Un problema preliminare, tra i tanti, si impone
per esempio ai nostri occhi: le sinergie, le alleanze, le relazioni. Collegare e mettere in rete
Chioggia, Rosolina e poi tutto il Delta: si tratta di una strategia desiderabile? Si tratta di una
utopia? Esistono troppi problemi di “campanile”, troppi interessi conflittuali perchè questa
prospettiva possa realizzarsi? Non è evidentemente una questione di sole infrastrutture,
carenti o mancanti. Anche qui, la volontà deve essere politica! Bisogna trovare le sedi e le
occasioni giuste per discutere questa prospettiva.

Secondo esempio, il ruolo del Parco: oggi Rosolina è realmente la “porta settentrionale” del
Parco del Delta? Da segretario locale degli allora Ds, qualche anno fa, parlai polemicamente di
isolamento del nostro comune rispetto alle principali questioni che riguardano l’ambito
provinciale e nello specifico bassopolesano. Al di là della notazione polemica, vedevo e vedo
ancora oggi come la relativa “eccezionalità” del nostro Comune nel contesto deltizio rischi di
essere un freno inconsapevole all’adozione di strategie comuni, specialmente sul versante
turistico e della promozione del territorio. Il Parco del Delta, invece, può essere l’opportunità
per una effettiva integrazione, all’interno di una visione comune dei problemi e delle risposte
da dare. Rosolina può candidarsi a un ruolo di motore propulsivo dell’intera area, senza aver
timore di perdere le proprie consolidate posizioni. Rosolina e il Delta, Rosolina e il Polesine:
altro possibile connubio vincente, altro salto di mentalità. Più in generale, la “questione Parco”
e la “questione Delta” devono rientrare oggi al primo punto dell’agenda politica provinciale:
proposte come quella, recente, di allargamento del Parco alla Sinistra Po possono essere utili,
ma da sole non bastano. Il gap rispetto al Parco emiliano non viene da una “differenza”
ontologica, ma è il frutto di un ritardo politico e culturale: un ritardo che non è impossibile
colmare, se si supera una logica partigiana nella gestione della politica e delle amministrazioni.

Il futuro, ecco una parola e una questione cruciale: siamo in grado di investire sui giovani,
sullo sviluppo di una nuova classe dirigente locale, di una moderna cultura imprenditoriale,
capace di coniugare la difesa intransigente del patrimonio ambientale, culturale, direi anche
etno-antropologico del nostro territorio, con la modernizzazione dell’offerta turistica? Questa è
la sfida che abbiamo davanti. Nel concetto di “natura” inseriamo stabilmente pure l’uomo, chi
questa terra la ama e la vive quotidianamente. Troppo spesso si sono creati equivoci
interessati intorno al concetto di ambiente e ambientalismo: oggi fare ambientalismo a
Rosolina può significare pensare a un modello di sviluppo che ha la propria base nel turismo e
nelle altre vocazioni economiche del territorio, dall’agricoltura alla pesca. I diversi ambiti
devono tuttavia essere compresi in un disegno strategico più generale, che oggi manca e
rispetto al quale tuttavia nessuno può sentirsi escluso.

Giunti a questo punto, che cosa chiedere alla politica? E quali sono gli assi lungo i quali anche il
Pd vorrà muoversi? Ecco alcuni dei primi spunti, sui quali indirizzare i futuri approfondimenti:
a. Investire sul “capitale umano”, lavorare per una sua reale valorizzazione, lavorare per un
ricambio generazionale e per un rinnovamento delle classi dirigenti locali. Premessa di tutto
ciò: formazione, formazione, formazione.
b. Moltiplicare le occasioni di confronto e di dibattito per la definizione di un modello di sviluppo
sostenibile per Rosolina, che sia frutto di una elaborazione “dal basso” e che veda coinvolte le
forze sociali, economiche, sindacali, politiche ecc. del nostro territorio.
c. Favorire il dialogo e la collaborazione tra i diversi piani istituzionali e amministrativi, intorno
al perseguimento di obiettivi condivisi.
d. Promuovere una cultura del territorio che sia genuina espressione di Rosolina e del Delta,
della nostra cultura e del nostro territorio, non la stanca riproposizione di strategie applicate in
altri contesti o di un marketing “senz’anima”.
e. Pianificare una rete di possibili relazioni e alleanze tra le nostre varie realtà, partendo
dall’utilizzo del Parco del Delta come visibile “marchio” e veicolo effettivo per una promozione
del territorio coerente e coordinata, continua e condivisa.
Spero che, su questi punti generali, si possa avviare un confronto costruttivo.

Diego Crivellari

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