
Rovigo, 20 novembre 2010
RELAZIONE DEL SEGRETARIO PROVINCIALE ALLA PRIMA ASSEMBLEA DEL PARTITO DEMOCRATICO POLESANO - Rovigo, 20 novembre 2010
Cari amici, cari compagni,
il primo congresso provinciale del Pd polesano è terminato: questa nostra prima assemblea provinciale vuole segnare l'inizio di un nuovo percorso.
Il nostro obiettivo, da oggi, è e sarà quello di lavorare per rilanciare il nostro partito, di preparare insieme le prossime scadenze elettorali e, anche, di lanciare un segnale forte alla società polesana, a quel mondo che "sta fuori" da questa sala.
Con questo primo congresso provinciale, abbiamo cercato di chiudere una lunga, faticosa fase costituente: in questi primi tre anni di vita del Pd abbiamo messo insieme le nostre storie, abbiamo messo insieme storie diverse: Ds, Margherita, socialisti, ma anche tante persone che per la prima volta si sono avvicinate alla politica. Abbiamo anche confermato il nostro ruolo di forza di governo in Provincia, a Rovigo, in tanti comuni.
Sono state, queste, tappe molto importanti, ma oggi crediamo sia necessario lavorare per aprire una pagina nuova. E' necessario aprire una stagione nuova, è necessario un cambio di passo reale per il Pd e per il centrosinistra.
Abbiamo bisogno di abbandonare le vecchie appartenenze, le vecchie identità che ci hanno condizionato e accompagnato fin qui, le eredità politiche e ideologiche del Novecento.
Abbiamo bisogno di innovare profondamente il nostro partito: innovare la sua classe dirigente, ma soprattutto la sua cultura politica.
Abbiamo bisogno, in definitiva, di creare - insieme - una nuova sintesi riformista.
Che cosa significa "sintesi riformista"? Un atto di responsabilità e lungimiranza. Significa che il nostro riformismo non si definisce più in relazione al nostro passato, né in relazione alle nostre più o meno antiche radici e provenienze. E' giusto che ognuno di noi rivendichi con orgoglio e con passione la propria storia politica, la propria originaria scelta di militanza, ma tutto questo non può tornare a dividerci o essere elemento di polemica: il Pd deve saper guardare avanti.
Il nostro riformismo, dunque, si definisce oggi e si definirà sempre più in base alle scelte concrete, in base alle decisioni che sapremo prendere, in base al futuro che sapremo immaginare e costruire per il nostro territorio.
Accettare la sfida riformista è avere il coraggio di cambiare: cambiare per andare oltre, per progettare il futuro di Rovigo e della nostra provincia, per costruire un nuovo centrosinistra e un nuovo Pd, più vicino alla gente e ai problemi reali, ai bisogni e alle aspettative della realtà polesana.
Per fare questo, dovremmo saper tenere insieme concretezza e innovazione.
Costruire il profilo riformista del Pd significa anzitutto adoperarci per cambiare il partito. Dobbiamo premiare il merito, le competenze, le individualità, le energie più fresche e più interessanti.
Il rinnovamento, tema che è stato largamente sollevato e dibattuto nelle nostre assemblee di circolo, oltre che da iniziative come quella di Renzi e Civati, costituisce un problema reale e pressante. Tuttavia, per noi, non è una questione meramente anagrafica. Rinnovare il Pd non può voler dire soltanto prepararsi a "rottamare" pezzi di ceto politico, ma è un compito alto, che implica la necessità di ripensare il partito più in profondità, la necessità di disegnare un partito inclusivo, aperto, plurale, capace di tenere insieme e di far coesistere positivamente gli elementi di novità con le sensibilità, le culture, le esperienze consolidate e significative che hanno diretto il partito in questi anni.
Cambiare il partito deve inoltre significare cambiare il nostro "modo" di essere partito: immaginare e provare a costruire un Pd più aperto alla società, un Pd che discute e si confronta - anche animatamente, aspramente - ma decide e definisce con chiarezza la propria agenda, un Pd capace di sperimentare nuove forme e nuove modalità di partecipazione alla vita politica.
Le primarie rimangono per noi un elemento essenziale per la vita del partito e per la scelta delle candidature, a tutti i livelli. Siamo nati, nel 2007, con questo tipo di elezioni e oggi avvertiamo l'urgenza di riannodare il filo di un rapporto positivo con il "popolo delle primarie", che in più occasioni ha dato prova di "crederci", di vedere nel Pd una speranza concreta per il proprio futuro.
Pensiamo anche alla possibilità di promuovere larghe consultazioni degli iscritti, su temi e questioni che potranno meritare l'interesse degli aderenti al Pd polesano.
Pensiamo alla possibilità di istituire una anagrafe provinciale delle competenze, come strumento che consenta di favorire in modo trasparente il merito e la competenza nelle file del nostro partito.
Pensiamo che i circoli debbano contare di più. Ho intenzione di riunire quanto prima i circoli democratici e di istituire un nuovo organismo: la consulta dei coordinatori di circolo, che avrà il compito di dare precisi indirizzi e di vagliare proposte concrete in merito alla presenza e all'organizzazione del nostro partito in Polesine.
E' inoltre necessario aprire le nostre sedi nel territorio. Aprirle "al" territorio. Le sedi del Pd devono poter diventare dei punti di riferimento reali non solo per gli iscritti e i militanti, ma per tutti i cittadini che abbiamo la volontà di impegnarsi nella vita pubblica o anche semplicemente di far conoscere idee, progetti, problemi concreti. Ma oltre alle sedi, oltre alle "vecchie" sezioni, oggi esistono altri mondi con cui il nostro partito deve entrare in contatto e saper interloquire, a cominciare dalla realtà "virtuale" del web, veicolo di partecipazione per tanti cittadini.
Ed eccoci alle alleanze. Il Pd vuole essere il perno di un nuovo centrosinistra, il perno di un centrosinistra rinnovato e più vicino alla società polesana, alleanza per il governo di Rovigo e della nostra provincia.
Abbiamo di fronte alcune scadenze fondamentali. Le amministrative della primavera 2011 a Rovigo e Adria, ma anche in altri centri importanti del Polesine: Rosolina, S. Martino, Ceregnano, Canaro, Ficarolo. Queste elezioni - senza dimenticare l'eventualità di elezioni politiche anticipate, che rimane sullo sfondo - costituiranno un banco di prova decisivo per il nostro partito.
Il nostro obiettivo è quello di confermare la guida del capoluogo e di competere per vincere negli altri comuni chiamati al voto, avendo la consapevolezza che oggi gli amministratori del Pd rappresentano un patrimonio importante e prezioso non solo per il partito, ma per l'intera comunità polesana.
Non mancano purtroppo - lo si è visto nel congresso - le divisioni e le fibrillazioni interne al partito. Abbiamo il dovere di affrontarle con misura e con responsabilità, per cercare di ricucire gli strappi e mediare le diverse posizioni. Siamo però costretti a soffermarci brevemente su quanto accaduto a Fiesso Umbertiano, con le dimissioni dal partito del sindaco e di parte della giunta comunale: un fatto grave. Dietro la cortina delle accuse generiche e indiscriminate lanciate al partito passato e presente, crediamo di intravedere in questo caso ragioni assai meno nobili. Il nostro partito, voglio dirlo con forza, non ha bisogno di opportunismi e non ha bisogno di doppie morali.
Il nostro Pd è chiaramente alternativo a Pdl e Lega. E' un partito che desidera rafforzare la presenza del centrosinistra e mantenere un confronto serrato con le forze che oggi si riconoscono in questo modello, con Psi, Idv, Sel, Federazione della sinistra, ma anche con le diverse componenti civiche e moderate che collaborano già oggi con noi nelle amministrazioni.
Vogliamo tuttavia ribadire che le alleanze si realizzano e si costruiscono sulla condivisione di contenuti, sui programmi, sui progetti. Le alleanze possono essere vincenti e aprire una prospettiva di cambiamento sul territorio se sono fondate sulla chiarezza.
Il Pd che immaginiamo e che vogliamo cercare di costruire è un partito che guarda al centro: guardare al centro significa per noi cercare il dialogo con l'Udc e con le altre forze che presidiano questo spazio politico, ma soprattutto guardare al centro della società, alle energie più vive e dinamiche della società polesana, al mondo delle professioni e all'associazionismo, alla piccola e media impresa ecc. E' un Pd che vuole tener fede alla propria premessa costitutiva: essere un patto tra moderati e riformisti, essere un soggetto realmente autonomo, una forza di governo credibile e responsabile, che non vuole rincorrere la destra, né essere schiacciata a sinistra.
Oggi dobbiamo rilevare e mettere in evidenza le difficoltà oggettive del centrodestra, in ambito nazionale come in ambito regionale e locale. Stiamo assistendo a quello che pare ormai essere il crepuscolo del berlusconismo. Un modello che ha condizionato pesantemente più di quindici anni della vita di questo Paese e che lascia dietro di sé una serie di risultati negativi.
E se guardiamo, qui in Veneto, ai primi mesi della giunta Zaia gli esiti non sembrano davvero migliori: dal "buco" della sanità regionale, alla gestione delle ultime alluvioni, fino ad una decisione che in queste ultime ore ha riguardato il territorio polesano: il commissariamento del Parco del Delta. E', questa, una decisione che umilia il nostro territorio, la scelta di una Regione miope e lontana, ultimo esempio di negazione del federalismo e di "non governo" delle questioni. Nei prossimi giorni, riuniremo amministratori e quadri bassopolesani per fare insieme il punto della situazione e lanciare le nostre proposte.
Non possiamo ovviamente non riferirci a quanto successo ad Adria nei giorni scorsi, con la caduta dell'amministrazione di centrodestra guidata da Barbujani: se un insegnamento possiamo trarre da questa vicenda, è che una volta di più si è dimostrato concretamente come l'antipolitica portata al governo sia destinata al fallimento.
La competizione con la Lega sarà, credo, un fattore che inciderà profondamente sulla vita del nostro partito nei prossimi anni. Il Pd polesano, con il suo bagaglio di esperienze, di progettualità, di passioni e con la sua cultura di governo, potrà essere il vero partito delle autonomie, un partito alternativo ai populismi di destra e ai populismi di sinistra. Un moderno partito di programma.
Niente pasticci, niente "inciuci" con la Lega, dunque. Respingiamo anche con nettezza quella visione pericolosa che dice: "nel capoluogo si deve fare l'alleanza di centrosinistra, altrove tutto (o quasi) è possibile". Questo tipo di ambigua condotta oggi non sarebbe più comprensibile agli occhi dei nostri elettori e finirebbe per compromettere il profilo alternativo del nostro partito.
Il percorso che vogliamo avviare deve necessariamente basarsi su alcune opzioni di fondo e su alcune indicazioni programmatiche ben precise. Il Pd vuole essere il partito di una moderna "rivoluzione liberale" per la nostra provincia.
1. Il Pd polesano si propone di rilanciare con determinazione l'idea di Rovigo capoluogo, di un centro propulsore per la crescita e lo sviluppo dell'intero territorio polesano. Il nostro futuro deve essere pensato e deve poter nascere qui, non a Roma, né a Venezia. Da questo punto di vista, le elezioni amministrative di Rovigo rappresentano una scadenza fondamentale per mettere alla prova questo disegno strategico. La Provincia, "casa dei comuni", ed un ente come il Consorzio per lo Sviluppo dovranno ugualmente avere un ruolo centrale nella elaborazione concreta di una precisa visione del territorio, di una "governance" pensata su misura per la nostra realtà, di un modello di sviluppo che sia effettivamente sostenibile e diverso da quello che ha riempito di "capannoni" larghe aree del Nordest negli anni Novanta.
2. Il Pd polesano vuole essere "il partito del sì": un partito che, come detto, si assume fino in fondo la responsabilità di governare lo sviluppo e desidera creare le condizioni migliori per portare lavoro e nuove opportunità di crescita in questa provincia. Crediamo alla necessità di costruire una provincia a misura d'uomo e più competitiva. Crediamo cioè alla necessità di:
attirare nuovi investimenti economici e infrastrutturali sul territorio;
scommettere nella formazione delle nuove generazioni di polesani, a cominciare dalla nostra Università e da un sistema scolastico che sappia intercettare i cambiamenti in atto nella società e nel mondo del lavoro;
completare le infrastrutture che servono allo sviluppo del territorio (Nogara-Mare, Romea commerciale ecc.), comprese le sempre più fondamentali infrastrutture di carattere immateriale (es. Internet veloce per famiglie e imprese).
Una questione come quella della riconversione della centrale Enel di Polesine Camerini non può più essere l'oggetto di un lacerante dibattito ideologico al nostro interno. Oggi dobbiamo essere pronti a raccogliere la sfida dello sviluppo e, insieme, a garantire il territorio, cercando la giusta sintesi tra la creazione di nuovi posti di lavoro e la sicurezza ambientale.
3. Il Pd polesano intende rilanciare il Parco del Delta come strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo della nostra provincia, superando ogni visione burocratica legata a questo ente. Pensiamo ad un Parco interregionale, ad una stabile alleanza tra Veneto ed Emilia al servizio del Delta. Questa idea di Parco potrà finalmente tenere insieme la difesa del territorio e la qualità della vita, la tutela dell'ambiente e le ragioni dell'economia, cominciando dalle sicure potenzialità offerte dal turismo. Abbiamo però bisogno di abbandonare quella perniciosa "logica del campanile", che spesso ha penalizzato le nostre realtà e ha impedito di poter crescere insieme. L'altra grossa risorsa ambientale da valorizzare, con il Delta, è naturalmente il corso del Po: occorrerà certamente pensare ad una strategia coordinata di salvaguardia e sviluppo del territorio.
4. Il Pd polesano si propone di promuovere una gestione più razionale di enti e servizi pubblici. La semplificazione amministrativa deve essere accompagnata da una precisa strategia di ottimizzazione e razionalizzazione di enti e servizi, che devono essere resi sempre più vicini ai cittadini e sempre più efficienti. Una strategia da perseguire senza preclusioni di sorta, ma guardando alla collaborazione con tutti i soggetti "di buona volontà" presenti sul territorio. In particolare, guardiamo con favore anche alla positiva discussione che nell'ultimo periodo si è aperta, ad esempio nell'area del Delta, intorno ad una proposta di "unione dei comuni". Noi pensiamo all'unione di comuni come ad un nuovo modello di "governance" del nostro territorio, opportunità da cogliere per la co-gestione di servizi essenziali e per la creazione di nuove occasioni di sviluppo (dobbiamo inoltre seriamente riflettere sul fatto che l'80% dei comuni polesani ha meno di 5.000 abitanti).
Ci aspetta, come abbiamo visto, un periodo denso di scadenze e di appuntamenti. Cercherò, da segretario, di lavorare per tenere unito il nostro partito e cercherò di ascoltare le voci di tutti. Credo che sarà necessario mettere da parte le divisioni e i personalismi, in queste prossime settimane, riconoscendo quella che è una verità elementare: gli avversari da sconfiggere non stanno dentro il Pd, ma sono fuori dal partito. Se agiremo in questo senso, rilanciando l'iniziativa del Pd, avremo compiuto un passo in avanti importante e potremo guardare alla sfida elettorale con rinnovata fiducia. L'unità di un partito va continuamente costruita e ricostruita, cercando di mantenere viva e aperta la discussione, ma senza ignorare che saremo capaci di incidere nella realtà nella misura in cui sapremo anche "fare sintesi" e giungere a decisioni significative.
Vorrei concludere questa relazione citando una frase di Don Milani da Lettera a una professoressa, una frase che ho sentito recentemente richiamare da Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter Tobagi e autrice di una bellissima biografia del padre: "Ho scoperto che il mio problema è uguale al problema degli altri. Sortirne insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia".
Il mio auspicio è di poter affrontare questa nuova fase politica, insieme a voi, senza dimenticare queste parole. Grazie.
Diego Crivellari
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