martedì 30 novembre 2010

Una lettura necessaria
















Un libro struggente e bellissimo. Una lettura che consiglio vivamente.

“Come mi batte forte il tuo cuore” di Benedetta Tobagi (ed. Einaudi) non è soltanto l’omaggio appassionato di una figlia alla storia del padre, Walter Tobagi, un “maestro del giornalismo” di soli trentatré anni, ma è un’opera letteraria che più di tanta altra gridata “pubblicistica” apparsa in questi anni riesce a farci comprendere il “cuore nero” dei nostri anni Settanta. Senza inveire, senza cadere nella retorica, senza accontentarsi dei luoghi comuni né costruire facili agiografie, ma cercando di restituire una voce vera e cercando di rievocare concretamente una stagione, un clima, un periodo della nostra storia recente.

Un libro ammirevole, per la misura e per l’intelligenza con cui è stato costruito: queste pagine possono davvero aiutarci a dipanare il filo di una memoria intermittente e far conoscere più da vicino la vicenda esemplare di Walter Tobagi, nei suoi risvolti umani e ideali.

lunedì 29 novembre 2010

Relazione alla prima assemblea del Pd




















Rovigo, 20 novembre 2010



RELAZIONE DEL SEGRETARIO PROVINCIALE ALLA PRIMA ASSEMBLEA DEL PARTITO DEMOCRATICO POLESANO - Rovigo, 20 novembre 2010


Cari amici, cari compagni,


il primo congresso provinciale del Pd polesano è terminato: questa nostra prima assemblea provinciale vuole segnare l'inizio di un nuovo percorso.

Il nostro obiettivo, da oggi, è e sarà quello di lavorare per rilanciare il nostro partito, di preparare insieme le prossime scadenze elettorali e, anche, di lanciare un segnale forte alla società polesana, a quel mondo che "sta fuori" da questa sala.

Con questo primo congresso provinciale, abbiamo cercato di chiudere una lunga, faticosa fase costituente: in questi primi tre anni di vita del Pd abbiamo messo insieme le nostre storie, abbiamo messo insieme storie diverse: Ds, Margherita, socialisti, ma anche tante persone che per la prima volta si sono avvicinate alla politica. Abbiamo anche confermato il nostro ruolo di forza di governo in Provincia, a Rovigo, in tanti comuni.

Sono state, queste, tappe molto importanti, ma oggi crediamo sia necessario lavorare per aprire una pagina nuova. E' necessario aprire una stagione nuova, è necessario un cambio di passo reale per il Pd e per il centrosinistra.

Abbiamo bisogno di abbandonare le vecchie appartenenze, le vecchie identità che ci hanno condizionato e accompagnato fin qui, le eredità politiche e ideologiche del Novecento.

Abbiamo bisogno di innovare profondamente il nostro partito: innovare la sua classe dirigente, ma soprattutto la sua cultura politica.

Abbiamo bisogno, in definitiva, di creare - insieme - una nuova sintesi riformista.

Che cosa significa "sintesi riformista"? Un atto di responsabilità e lungimiranza. Significa che il nostro riformismo non si definisce più in relazione al nostro passato, né in relazione alle nostre più o meno antiche radici e provenienze. E' giusto che ognuno di noi rivendichi con orgoglio e con passione la propria storia politica, la propria originaria scelta di militanza, ma tutto questo non può tornare a dividerci o essere elemento di polemica: il Pd deve saper guardare avanti.

Il nostro riformismo, dunque, si definisce oggi e si definirà sempre più in base alle scelte concrete, in base alle decisioni che sapremo prendere, in base al futuro che sapremo immaginare e costruire per il nostro territorio.

Accettare la sfida riformista è avere il coraggio di cambiare: cambiare per andare oltre, per progettare il futuro di Rovigo e della nostra provincia, per costruire un nuovo centrosinistra e un nuovo Pd, più vicino alla gente e ai problemi reali, ai bisogni e alle aspettative della realtà polesana.

Per fare questo, dovremmo saper tenere insieme concretezza e innovazione.

Costruire il profilo riformista del Pd significa anzitutto adoperarci per cambiare il partito. Dobbiamo premiare il merito, le competenze, le individualità, le energie più fresche e più interessanti.

Il rinnovamento, tema che è stato largamente sollevato e dibattuto nelle nostre assemblee di circolo, oltre che da iniziative come quella di Renzi e Civati, costituisce un problema reale e pressante. Tuttavia, per noi, non è una questione meramente anagrafica. Rinnovare il Pd non può voler dire soltanto prepararsi a "rottamare" pezzi di ceto politico, ma è un compito alto, che implica la necessità di ripensare il partito più in profondità, la necessità di disegnare un partito inclusivo, aperto, plurale, capace di tenere insieme e di far coesistere positivamente gli elementi di novità con le sensibilità, le culture, le esperienze consolidate e significative che hanno diretto il partito in questi anni.

Cambiare il partito deve inoltre significare cambiare il nostro "modo" di essere partito: immaginare e provare a costruire un Pd più aperto alla società, un Pd che discute e si confronta - anche animatamente, aspramente - ma decide e definisce con chiarezza la propria agenda, un Pd capace di sperimentare nuove forme e nuove modalità di partecipazione alla vita politica.

Le primarie rimangono per noi un elemento essenziale per la vita del partito e per la scelta delle candidature, a tutti i livelli. Siamo nati, nel 2007, con questo tipo di elezioni e oggi avvertiamo l'urgenza di riannodare il filo di un rapporto positivo con il "popolo delle primarie", che in più occasioni ha dato prova di "crederci", di vedere nel Pd una speranza concreta per il proprio futuro.

Pensiamo anche alla possibilità di promuovere larghe consultazioni degli iscritti, su temi e questioni che potranno meritare l'interesse degli aderenti al Pd polesano.

Pensiamo alla possibilità di istituire una anagrafe provinciale delle competenze, come strumento che consenta di favorire in modo trasparente il merito e la competenza nelle file del nostro partito.

Pensiamo che i circoli debbano contare di più. Ho intenzione di riunire quanto prima i circoli democratici e di istituire un nuovo organismo: la consulta dei coordinatori di circolo, che avrà il compito di dare precisi indirizzi e di vagliare proposte concrete in merito alla presenza e all'organizzazione del nostro partito in Polesine.

E' inoltre necessario aprire le nostre sedi nel territorio. Aprirle "al" territorio. Le sedi del Pd devono poter diventare dei punti di riferimento reali non solo per gli iscritti e i militanti, ma per tutti i cittadini che abbiamo la volontà di impegnarsi nella vita pubblica o anche semplicemente di far conoscere idee, progetti, problemi concreti. Ma oltre alle sedi, oltre alle "vecchie" sezioni, oggi esistono altri mondi con cui il nostro partito deve entrare in contatto e saper interloquire, a cominciare dalla realtà "virtuale" del web, veicolo di partecipazione per tanti cittadini.

Ed eccoci alle alleanze. Il Pd vuole essere il perno di un nuovo centrosinistra, il perno di un centrosinistra rinnovato e più vicino alla società polesana, alleanza per il governo di Rovigo e della nostra provincia.

Abbiamo di fronte alcune scadenze fondamentali. Le amministrative della primavera 2011 a Rovigo e Adria, ma anche in altri centri importanti del Polesine: Rosolina, S. Martino, Ceregnano, Canaro, Ficarolo. Queste elezioni - senza dimenticare l'eventualità di elezioni politiche anticipate, che rimane sullo sfondo - costituiranno un banco di prova decisivo per il nostro partito.

Il nostro obiettivo è quello di confermare la guida del capoluogo e di competere per vincere negli altri comuni chiamati al voto, avendo la consapevolezza che oggi gli amministratori del Pd rappresentano un patrimonio importante e prezioso non solo per il partito, ma per l'intera comunità polesana.

Non mancano purtroppo - lo si è visto nel congresso - le divisioni e le fibrillazioni interne al partito. Abbiamo il dovere di affrontarle con misura e con responsabilità, per cercare di ricucire gli strappi e mediare le diverse posizioni. Siamo però costretti a soffermarci brevemente su quanto accaduto a Fiesso Umbertiano, con le dimissioni dal partito del sindaco e di parte della giunta comunale: un fatto grave. Dietro la cortina delle accuse generiche e indiscriminate lanciate al partito passato e presente, crediamo di intravedere in questo caso ragioni assai meno nobili. Il nostro partito, voglio dirlo con forza, non ha bisogno di opportunismi e non ha bisogno di doppie morali.

Il nostro Pd è chiaramente alternativo a Pdl e Lega. E' un partito che desidera rafforzare la presenza del centrosinistra e mantenere un confronto serrato con le forze che oggi si riconoscono in questo modello, con Psi, Idv, Sel, Federazione della sinistra, ma anche con le diverse componenti civiche e moderate che collaborano già oggi con noi nelle amministrazioni.

Vogliamo tuttavia ribadire che le alleanze si realizzano e si costruiscono sulla condivisione di contenuti, sui programmi, sui progetti. Le alleanze possono essere vincenti e aprire una prospettiva di cambiamento sul territorio se sono fondate sulla chiarezza.

Il Pd che immaginiamo e che vogliamo cercare di costruire è un partito che guarda al centro: guardare al centro significa per noi cercare il dialogo con l'Udc e con le altre forze che presidiano questo spazio politico, ma soprattutto guardare al centro della società, alle energie più vive e dinamiche della società polesana, al mondo delle professioni e all'associazionismo, alla piccola e media impresa ecc. E' un Pd che vuole tener fede alla propria premessa costitutiva: essere un patto tra moderati e riformisti, essere un soggetto realmente autonomo, una forza di governo credibile e responsabile, che non vuole rincorrere la destra, né essere schiacciata a sinistra.

Oggi dobbiamo rilevare e mettere in evidenza le difficoltà oggettive del centrodestra, in ambito nazionale come in ambito regionale e locale. Stiamo assistendo a quello che pare ormai essere il crepuscolo del berlusconismo. Un modello che ha condizionato pesantemente più di quindici anni della vita di questo Paese e che lascia dietro di sé una serie di risultati negativi.

E se guardiamo, qui in Veneto, ai primi mesi della giunta Zaia gli esiti non sembrano davvero migliori: dal "buco" della sanità regionale, alla gestione delle ultime alluvioni, fino ad una decisione che in queste ultime ore ha riguardato il territorio polesano: il commissariamento del Parco del Delta. E', questa, una decisione che umilia il nostro territorio, la scelta di una Regione miope e lontana, ultimo esempio di negazione del federalismo e di "non governo" delle questioni. Nei prossimi giorni, riuniremo amministratori e quadri bassopolesani per fare insieme il punto della situazione e lanciare le nostre proposte.

Non possiamo ovviamente non riferirci a quanto successo ad Adria nei giorni scorsi, con la caduta dell'amministrazione di centrodestra guidata da Barbujani: se un insegnamento possiamo trarre da questa vicenda, è che una volta di più si è dimostrato concretamente come l'antipolitica portata al governo sia destinata al fallimento.

La competizione con la Lega sarà, credo, un fattore che inciderà profondamente sulla vita del nostro partito nei prossimi anni. Il Pd polesano, con il suo bagaglio di esperienze, di progettualità, di passioni e con la sua cultura di governo, potrà essere il vero partito delle autonomie, un partito alternativo ai populismi di destra e ai populismi di sinistra. Un moderno partito di programma.

Niente pasticci, niente "inciuci" con la Lega, dunque. Respingiamo anche con nettezza quella visione pericolosa che dice: "nel capoluogo si deve fare l'alleanza di centrosinistra, altrove tutto (o quasi) è possibile". Questo tipo di ambigua condotta oggi non sarebbe più comprensibile agli occhi dei nostri elettori e finirebbe per compromettere il profilo alternativo del nostro partito.

Il percorso che vogliamo avviare deve necessariamente basarsi su alcune opzioni di fondo e su alcune indicazioni programmatiche ben precise. Il Pd vuole essere il partito di una moderna "rivoluzione liberale" per la nostra provincia.

1. Il Pd polesano si propone di rilanciare con determinazione l'idea di Rovigo capoluogo, di un centro propulsore per la crescita e lo sviluppo dell'intero territorio polesano. Il nostro futuro deve essere pensato e deve poter nascere qui, non a Roma, né a Venezia. Da questo punto di vista, le elezioni amministrative di Rovigo rappresentano una scadenza fondamentale per mettere alla prova questo disegno strategico. La Provincia, "casa dei comuni", ed un ente come il Consorzio per lo Sviluppo dovranno ugualmente avere un ruolo centrale nella elaborazione concreta di una precisa visione del territorio, di una "governance" pensata su misura per la nostra realtà, di un modello di sviluppo che sia effettivamente sostenibile e diverso da quello che ha riempito di "capannoni" larghe aree del Nordest negli anni Novanta.

2. Il Pd polesano vuole essere "il partito del sì": un partito che, come detto, si assume fino in fondo la responsabilità di governare lo sviluppo e desidera creare le condizioni migliori per portare lavoro e nuove opportunità di crescita in questa provincia. Crediamo alla necessità di costruire una provincia a misura d'uomo e più competitiva. Crediamo cioè alla necessità di:

attirare nuovi investimenti economici e infrastrutturali sul territorio;

scommettere nella formazione delle nuove generazioni di polesani, a cominciare dalla nostra Università e da un sistema scolastico che sappia intercettare i cambiamenti in atto nella società e nel mondo del lavoro;

completare le infrastrutture che servono allo sviluppo del territorio (Nogara-Mare, Romea commerciale ecc.), comprese le sempre più fondamentali infrastrutture di carattere immateriale (es. Internet veloce per famiglie e imprese).

Una questione come quella della riconversione della centrale Enel di Polesine Camerini non può più essere l'oggetto di un lacerante dibattito ideologico al nostro interno. Oggi dobbiamo essere pronti a raccogliere la sfida dello sviluppo e, insieme, a garantire il territorio, cercando la giusta sintesi tra la creazione di nuovi posti di lavoro e la sicurezza ambientale.

3. Il Pd polesano intende rilanciare il Parco del Delta come strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo della nostra provincia, superando ogni visione burocratica legata a questo ente. Pensiamo ad un Parco interregionale, ad una stabile alleanza tra Veneto ed Emilia al servizio del Delta. Questa idea di Parco potrà finalmente tenere insieme la difesa del territorio e la qualità della vita, la tutela dell'ambiente e le ragioni dell'economia, cominciando dalle sicure potenzialità offerte dal turismo. Abbiamo però bisogno di abbandonare quella perniciosa "logica del campanile", che spesso ha penalizzato le nostre realtà e ha impedito di poter crescere insieme. L'altra grossa risorsa ambientale da valorizzare, con il Delta, è naturalmente il corso del Po: occorrerà certamente pensare ad una strategia coordinata di salvaguardia e sviluppo del territorio.

4. Il Pd polesano si propone di promuovere una gestione più razionale di enti e servizi pubblici. La semplificazione amministrativa deve essere accompagnata da una precisa strategia di ottimizzazione e razionalizzazione di enti e servizi, che devono essere resi sempre più vicini ai cittadini e sempre più efficienti. Una strategia da perseguire senza preclusioni di sorta, ma guardando alla collaborazione con tutti i soggetti "di buona volontà" presenti sul territorio. In particolare, guardiamo con favore anche alla positiva discussione che nell'ultimo periodo si è aperta, ad esempio nell'area del Delta, intorno ad una proposta di "unione dei comuni". Noi pensiamo all'unione di comuni come ad un nuovo modello di "governance" del nostro territorio, opportunità da cogliere per la co-gestione di servizi essenziali e per la creazione di nuove occasioni di sviluppo (dobbiamo inoltre seriamente riflettere sul fatto che l'80% dei comuni polesani ha meno di 5.000 abitanti).

Ci aspetta, come abbiamo visto, un periodo denso di scadenze e di appuntamenti. Cercherò, da segretario, di lavorare per tenere unito il nostro partito e cercherò di ascoltare le voci di tutti. Credo che sarà necessario mettere da parte le divisioni e i personalismi, in queste prossime settimane, riconoscendo quella che è una verità elementare: gli avversari da sconfiggere non stanno dentro il Pd, ma sono fuori dal partito. Se agiremo in questo senso, rilanciando l'iniziativa del Pd, avremo compiuto un passo in avanti importante e potremo guardare alla sfida elettorale con rinnovata fiducia. L'unità di un partito va continuamente costruita e ricostruita, cercando di mantenere viva e aperta la discussione, ma senza ignorare che saremo capaci di incidere nella realtà nella misura in cui sapremo anche "fare sintesi" e giungere a decisioni significative.

Vorrei concludere questa relazione citando una frase di Don Milani da Lettera a una professoressa, una frase che ho sentito recentemente richiamare da Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter Tobagi e autrice di una bellissima biografia del padre: "Ho scoperto che il mio problema è uguale al problema degli altri. Sortirne insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia".

Il mio auspicio è di poter affrontare questa nuova fase politica, insieme a voi, senza dimenticare queste parole. Grazie.


Diego Crivellari

giovedì 11 novembre 2010

Le danze del XX secolo








Oggi il presidente Giorgio Napolitano è in Veneto... e mi è ritornato in mente il testo di questa canzone, di qualche anno fa, una canzone che racconta dell'Italia e della sua gente...

"Crescono gli avventurosi flussi transoceanici
di poveri contadini in cerca di fortuna
e mentre muore Umberto I re di Savoia
qualcos’altro nasce, si chiama movimento operaio.
Questa è la prima danza, la danza del quarto stato
e questo è il primo messaggio: 'L’arte per l’umanità'.

Cresce la produzione dell’industria bellica.
si apre l’abbraccio dell’Ansaldo, l’Ilva, la Fiat
e mentre canzoni e poesie parlano di guerra
il mondo si unisce nel modo più triste.
E’ la seconda danza, la danza della propaganda
è il secondo messaggio: 'Viva Tripoli italiana'.

E mentre la democrazia inizia a morire
un vento appiccicoso soffia forte da destra,
poche barricate per arginarne il furore,
Ordine nuovo ed il partito popolare.
Questa è la terza danza, la danza a tempo di marcia
e questo è il terzo messaggio: 'Bonifica integrale'.

Nascosti nelle soffitte buie e polverose
gli audaci ed i sovversivi scoprono Radio Londra
e mentre nasce la Balilla, diecimilaottocento lire
'l’auto che va finalmente verso il popolo'.
Questa è la quarta danza, la danza di giovinezza
e questo è il quarto messaggio: 'Toscanini non la dirige'.

Gli artigli minacciosi di uomini perniciosi
puntano senza capire su terre da conquistare,
scoppia come un cocomero caduto da un carrettino
un mondo senza difese né lacrime per esitare.
Questa è la quinta danza, la danza della Repubblica
e questo è il quinto messaggio: 'Viva la democrazia'.

Risorti dalle ceneri, fedeli al Patto Atlantico,
guardiamo con meraviglia al miracolo economico.
Coppi campione del modo, Trieste italiana
e mentre nasce l’Eni arriva anche la 'Seicento'.
Questa è la sesta danza, la danza di 'Grazie dei fiori'
e questo è il sesto messaggio: 'Viva la televisione'.

E le conquiste delle donne, le conquiste della Nato
la censura ed il sequestro di 'Je t’aime moi non plus',
la sconfitta dell’Italia, 4 a 1 dal Brasile,
molti non tramonteranno: Kennedy, Hendrix, Luther King.
E’ la settima danza, la danza dei figli dei fiori
è il settimo messaggio: 'Occupazione ad oltranza'.

Le bombe nelle piazze, le bombe sotto i treni,
cresce il movimento, arriva il compromesso,
ora si può abortire e anche divorziare
impazzano le brigate dritte al cuore di Roma.
Questa è l’ottava danza, la danza dell’austerità,
è l’ottavo messaggio: 'Modica quantità'.

Si spunta la vecchia falce, si innalza la nuova quercia,
c’è chi si dissocia e c’è anche chi si pente,
arriva un bastimento di fratelli sfortunati,
ospiti inaspettati in una casa dissestata.
Questa è la nona danza, la danza delle cadute,
questo è il nono messaggio. 'Italia campione del mondo'.

Ormai a questa candela resta poco da bruciare,
solo una piccola luce per un valzer da strisciare,
'pensi che staranno bene insieme in questa canzone
un computer americano e le launeddas di Muravera?'.
E’ la decima danza, la danza di fine secolo,
è il decimo messaggio: 'Noi cresceremo'".

(Tazenda, 1997)

giovedì 4 novembre 2010

Verso il congresso del Pd polesano





















IL PARTITO DEMOCRATICO E LE SFIDE DEL FUTURO

UNIRE I RIFORMISTI POLESANI, COSTRUIRE E RADICARE IL PARTITO SUL TERRITORIO, APRIRE UNA NUOVA STAGIONE POLITICA ALL'INSEGNA DEL CAMBIAMENTO

1.

Il risultato delle ultime elezioni regionali consegna un quadro politico difficile al centrosinistra e al Partito democratico, a livello nazionale come in Polesine: al calo di consensi quasi generalizzato si unisce un diffuso senso di preoccupazione tra iscritti e militanti per le scadenze future e per le prospettive del partito nel suo complesso.

Come provare ad uscire da questa situazione? Ripartendo dalla politica. Oggi il Pd polesano è obbligato dalla propria “ragione sociale” a definire una chiara linea di alternativa: una linea di alternativa che, insieme ad una forte proposta politica, diversa dalle promesse e dagli slogan elettorali di Pdl e Lega e in grado di interloquire concretamente con la società civile, sappia tuttavia anche tracciare una cesura rispetto ad alcune scelte del recente passato e ridare speranza alla gente.

Per fare questo è davvero necessario un "cambio di passo", ma questo cambio di passo evocato da molti può avvenire soltanto sulla base di una netta opzione riformista, una opzione culturale e politica che il Pd deve fare propria senza ambiguità e senza incertezze e che implica, in qualche modo, una seria "revisione" di quanto avvenuto nei primi anni di vita del partito.

Scelta riformista come metodo e come valore, ma anche come unica opportunità per cercare di definire una credibile identità del progetto del Pd, una prospettiva unificante, oltre quella che è stata troppo spesso percepita, anche dal nostro elettorato, come una semplice giustapposizione di vecchie appartenenze e scuole politiche.

E’ proprio dal Partito democratico che dobbiamo ripartire per costruire un progetto di governo e una alternativa alle destre di Pdl e Lega: dobbiamo cioè recuperare uno spirito rivolto al cambiamento, coerente con le ragioni che hanno portato al superamento di Ds e Margherita e alla nascita del Partito democratico. Il Partito democratico deve dare vita a un modello di partito che risponda a requisiti rigorosi di democrazia e trasparenza e sappia essere punto di riferimento essenziale del territorio.

Il nostro partito è nato non per essere una sigla tra le altre sigle del mercato elettorale, ma per dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto a vecchi modi e vecchi metodi della politica tradizionale, per avvicinare alla politica persone che fino ad oggi non hanno visto nei partiti tradizionali dei luoghi nei quali poter impegnarsi attivamente; un partito che è nato per dare una casa comune ai riformisti e ai progressisti, per unire il meglio delle culture politiche e delle storie che hanno edificato la democrazia in questo Paese.

Il nostro obiettivo deve essere ambizioso: abbiamo il dovere di creare le condizioni perché il Pd continui ad essere il partito guida di questo territorio per i prossimi anni, un luogo di elaborazione politica e culturale. Il futuro della nostra provincia deve essere pensato proprio qui, in Polesine, e non può essere l’esito di strategie e di visioni che vengono formulate altrove; sarà un futuro la cui costruzione andrà necessariamente motivata, argomentata, "qualificata", puntando sulle idee migliori, sulle competenze e sulle capacità di elaborazione progettuale che esistono – e sono molte – anche in loco.

Facendo leva sul coinvolgimento di iscritti e di militanti, sarà possibile produrre una proposta politica autonoma e aderente a quelle che sono le reali esigenze del Polesine. Valorizzare i circoli, valorizzare le persone è oggi un vero aspetto decisivo del futuro del Pd. Il Pd dovrà dimostrare anche di essere in grado di promuovere veramente quelle che sono le sue eccellenze, i suoi giovani e i suoi dirigenti locali migliori, di far vivere la propria esperienza in mezzo alla gente, sulla base di idee e progettualità, da mettere al servizio della nostra terra. Occorre ricreare e rilanciare una idea forte di militanza e di appartenenza, e occorre ripensare i circoli anche come luoghi possibili di una socialità “gratificante” per donne, uomini, giovani, anziani, lavoratori. Alla vecchia "pedagogia" dei vecchi partiti novecenteschi, organizzata su base centralistica e ideologica, e che pure ha avuto una funzione essenziale nell'edificazione del nostro sistema democratico, deve oggi subentrare un modello più flessibile, dinamico, partecipativo, non gerarchico, aperto alla società e all'individuo.

Si tratta, ovviamente, di un cambiamento che tocca da vicino anche il Pd polesano, cioè una forza politica in cui oggi confluiscono un gran numero di esperienze e di “storie” provenienti da partiti di massa come il Psi, il Pci-Pds, la Dc. Eredità importanti, significative, che rappresentano un patrimonio politico enorme, ma che, sul piano dell'organizzazione, rischiano di essere eredità ancor più pesanti e possono difficilmente tradursi nell'applicazione di schemi adeguati al presente, senza una adeguata, coerente, compiuta revisione di modelli e categorie del passato.

2.

La nascita del Partito democratico è stata un momento di grande speranza per la politica italiana: per la prima volta nella storia repubblicana è sembrato finalmente essere vicino l’obiettivo di unire le diverse forze riformiste di questo Paese – realtà storicamente divise da aspre contrapposizioni e contese ideologiche. Gli accadimenti imprevisti di questi ultimi anni – crisi e caduta del governo Prodi, sconfitta elettorale del Pd, avanzata del centrodestra e della Lega nella società italiana prima ancora che nelle urne – hanno evidenziato come il percorso che abbiamo inaugurato con le primarie del 2007 sia ancora da portare a compimento: il Partito democratico dovrà quindi cercare di essere all’altezza di quelle che erano le aspettative legate alla sua nascita e per fare questo è oggi necessario puntare su una sostanziale discontinuità rispetto al passato, puntare sull’innovazione politica e culturale, ad ogni livello.

Pensiamo ad un partito in grado di sperimentare da subito nuove modalità di partecipazione e di condivisione. Pensiamo ad un partito più orizzontale, capace di lasciarsi alle spalle una organizzazione spesso troppo rigida, scarsamente flessibile nella mentalità prevalente di molti dirigenti come nelle forme decisionali e nelle occasioni di partecipazione che sono praticate abitualmente in ogni ambito. Pensiamo ad un partito laico, libero, aperto, moderno, europeo, che sappia essere un effettivo luogo di elaborazione politica rivolto al futuro e non un semplice contenitore in cui siano accorpate vecchie identità. Pensiamo ad un partito in grado di esprimere un nuovo pensiero riformista, vicino ai problemi e alle sfide epocali del nostro tempo: sviluppo sostenibile, cultura delle libertà e dei diritti, difesa dell’ambiente, tutela del lavoro.

Pensiamo, infine, ad un partito che sia capace di organizzarsi "in rete", mettendo in relazione le esperienze e le competenze che sono presenti sul territorio, facendo leva sul coinvolgimento di iscritti e di militanti, producendo una proposta politica autonoma e calibrata su quelle che sono le reali esigenze del Polesine, esito di un dibattito largo e veramente plurale, nella convinzione che il "capitale umano" sia il vero aspetto decisivo della vita del Pd. Occorre pertanto passare da una logica di appartenenza ad una aggregazione sulla base di idee e progettualità, al servizio di tutto il Partito democratico. Questa è la condizione per poter pensare – o ripensare – il nostro partito come casa comune di tutti i riformisti polesani, una casa aperta e accogliente per chiunque voglia contribuire a costruire una politica nuova, concretamente, giorno dopo giorno.

3.

Il Pd dovrà adoperarsi per costruire una alternativa reale alla Lega e alle destre e presentarsi come un moderno partito di programma, che guarda in avanti, si attrezza per leggere la "società complessa" e presenta le proprie proposte a tutti i cittadini, sui temi che interessano ai cittadini. La battaglia si svolge anche sul terreno culturale: occorrono studio e riflessione, coinvolgimento e discussione. La partecipazione è la prima alternativa al modello di personalizzazione promosso dal Pdl, o alla retorica dei "duri e puri" portata avanti dai leghisti nostrani. Se, per esempio, il diritto alla sicurezza è qualcosa di essenziale per la nostra società, una forza di governo responsabile come il Pd ha il dovere di affrontare questo problema senza ricorrere alla demagogia. Altra cosa, infatti, è coltivare in modo sistematico il pregiudizio, fomentare sentimenti di ostilità o pensare di praticare l'esclusione. La crescente preoccupazione di larghi strati della nostra società in merito alla sicurezza, tematica talora amplificata a dismisura dai mezzi di comunicazione e dai guasti di una politica dissennata (che in sede regionale e nazionale vede protagonista il centrodestra), mette in discussione i fondamenti del nostro vivere civile e chiama in causa l'essenza della nostra democrazia. Merita pertanto di essere affrontata in maniera responsabile. L'unico modo corretto per uscirne è tornare a parlare il linguaggio delle regole, dei diritti e della legalità, senza ambiguità e senza rincorrere facili posizioni, ma anche senza reticenze, affiancando allo lotta contro la criminalità una seria strategia di integrazione.

La competizione con Lega e Pdl deve avvenire oggi non sul terreno della sterile polemica, ma sul terreno dei valori e delle scelte, mettendo in luce le contraddizioni e le promesse mancate del centrodestra, sia in ambito nazionale che in ambito locale, dalla crisi economica ai problemi del lavoro e dell'ambiente, dai tagli alle amministrazioni pubbliche alla "controriforma" dell'istruzione. Da questo punto di vista, il Pd polesano, che attualmente guida l'unica provincia del Nordest amministrata dal centrosinistra, deve essere consapevole di portare su di sé una doppia responsabilità. La doppia responsabilità di un partito che è forza di governo nel proprio territorio e che tuttavia deve incalzare in maniera incisiva e costruttiva il centrodestra, puntando a prendere in esame e a criticare (anche aspramente, se necessario) le concrete scelte di governo centrale e amministrazione regionale e, in senso più ampio e generale, prospettando una alternativa complessiva al modello politico e culturale, su più fronti dimostratosi fallimentare, del centrodestra.

Per fare questo serve un partito orizzontale e inclusivo. Il Pd ha l'obbligo di lavorare per rafforzare e ampliare il centrosinistra ad ogni livello. Un punto importante è dato dal dialogo che deve essere garantito con quelle forze che già oggi concorrono a rappresentare il centrosinistra, dal Psi all'Idv, da Sel e dalla Federazione della Sinistra alle componenti civiche e moderate presenti in varie amministrazioni. Il nostro obiettivo prioritario è quello di costruire un centrosinistra che guarda con attenzione anche verso i settori più moderati della società e vuole proporsi come forza di governo credibile. Vogliamo tuttavia anche respingere l’idea di un partito che definisce la propria linea politica in ambito locale guardando in modo semplicistico alle piccole convenienze o accodandosi ad altre forze politiche per conquistare spazi di mera sopravvivenza. L’obiettivo perseguito nelle amministrazioni locali deve essere quello di allargare l’area del consenso per il centrosinistra, in un quadro di chiarezza dei rapporti e di compatibilità amministrativa e politica: questo è il terreno su cui lavorare in Polesine per affrontare la prossima tornata amministrativa del 2011, a cominciare da un appuntamento decisivo come quello rappresentato dalle elezioni comunali di Rovigo e senza naturalmente tralasciare l'eventualità di elezioni politiche anticipate.

Per avviare una nuova stagione politica è anche necessario lavorare insieme per cambiare e rinnovare la classe dirigente del Pd: dobbiamo promuovere una nuova generazione protagonista, nelle amministrazioni e nel partito, per radicare maggiormente il Pd nel territorio. Ed è sempre in questa ottica che dobbiamo impegnarci a promuovere primarie e ampie consultazioni per le cariche elettive, come momenti di scelta, ma anche come momenti di discussione, di rinnovamento e di apertura del partito alla società, senza che questo equivalga ad una sorta di pericolosa "deresponsabilizzazione" dei gruppi dirigenti. Come detto in precedenza, l'elemento della partecipazione di iscritti e di elettori potrà costituire piuttosto un elemento di fondamentale importanza per il rilancio della vita del partito e per la sua aderenza al territorio.

Il Pd deve inoltre riaffermare con decisione la laicità della politica: il nostro obiettivo è costruire un partito plurale e pluralista, un partito di centrosinistra in cui la differenza e le differenze siano un valore e non un ostacolo. Per questo il Pd non può essere un fragile compromesso tra cattolici e laici, ma deve saper affermare la laicità come valore positivo, come metodo di ricerca e di azione. Il partito deve avere un ruolo centrale nello scenario politico, coltivare la propria autonoma iniziativa e non può voler delegare a nessun altro soggetto politico la rappresentanza di interessi e di "pezzi" di società.

Il nostro partito deve riconoscere come prioritaria l’importanza del mercato e della concorrenza, contro ogni velleità dirigista, centralista, corporativista. Promuovere una cultura dell’efficienza e del merito. Valorizzare le individualità. Creare le condizioni per rafforzare il "capitale sociale" e il "capitale umano" del nostro territorio: scuola, formazione e università hanno un ruolo centrale. Per noi, "riformismo" non è un concetto astratto, né un ideale irraggiungibile: riformismo significa dare risposte concrete su problemi che si "chiamano" lavoro, diritti, ambiente, governo del territorio ecc. Significa adoperare le categorie e gli strumenti più adeguati ai problemi, sapendo parlare la lingua del proprio tempo. Significa riconoscere e promuovere gli investimenti economici e infrastrutturali, che possono portare lavoro e ricchezza nel nostro territorio, rifiutando ogni logica aprioristica e ogni estremismo, ma anche sapendo rivendicare benefici immediati per le popolazioni locali e considerando come prioritaria la dimensione della sicurezza ambientale e della salute dei cittadini.

E’ altresì indispensabile che il Pd sappia incarnare in modo nuovo un pensiero "altro", un modello di sviluppo riconoscibile e soprattutto credibile, cercando da subito di costruire il percorso – faticoso eppure necessario – verso uno sviluppo in grado di far leva sulle vocazioni e sulle opportunità del territorio, in cui il ruolo delle pubbliche amministrazioni sia di reale indirizzo e di reale programmazione: c’è bisogno di tornare ad un ruolo forte e autorevole della politica, ad un ruolo di proposta e di interpretazione attiva di fasi, problemi e processi. Bisognerà inoltre rimettere al centro del nostro agire l’individuo, la persona, la qualità della vita ed un’idea di crescita armonica e condivisa del territorio, un’idea che sia capace di conciliare le ragioni della produttività con quelle dell’ambiente, in maniera non forzata e senza sacrificare nessuno di questi aspetti, imparando a guardare avanti anche in momenti difficili come l’attuale. In breve: imparare ad "organizzare il buon vivere" della nostra comunità e a cogliere le opportunità che si presentano.

Il partito deve pensare ad un nuovo modello di sviluppo per il Polesine e stabilire alleanze con i settori più dinamici e produttivi della società polesana. Oggi è necessario stimolare un vero e serio confronto programmatico, che disegni il profilo di forza autonoma e di governo del Pd polesano. Occorre scommettere sulle potenzialità del Polesine: il turismo, l'agricoltura, la pesca, la piccola e media impresa. Il programma della giunta provinciale guidata da Tiziana Virgili contiene una serie di punti e di indicazioni assai significative, che potranno contribuire ad aprire una fase di modernizzazione "dolce" del nostro territorio e sostenere l'elaborazione programmatica del Pd nei prossimi mesi. L'ambiente, in particolare, con gli elementi di innovazione contenuti nei principi della "Green economy", potrà costituire finalmente un autonomo fattore di crescita e di sviluppo, in grado di coniugare parametri economici e qualità della vita, diffusione di una nuova imprenditorialità diffusa e di una cultura del territorio. La realizzazione delle necessarie infrastrutture digitali (ad es. internet veloce) e il completamento delle infrastrutture "pesanti" (Nogara-Mare, Nuova Romea ecc.) dovrà avvenire all'interno di un quadro armonico di sviluppo che consideri l'esigenza di concepire utili sinergie con le aree limitrofe, nonché di promuovere l'intermodalità e la peculiarità delle diverse reti di trasporto, la piena valorizzazione delle nostre potenzialità turistiche e ambientali, a cominciare dal Parco del Delta e dalle vie d'acqua che connotano da sempre l'identità del Polesine. Ed è sempre all'interno di questo quadro complessivo di compatibilità con il territorio che andranno studiati e considerati con attenzione anche eventuali grandi insediamenti industriali.

In aggiunta, appare impensabile uscire dalla crisi e tornare a crescere, specialmente per un territorio come quello polesano, troppo spesso schiacciato dalle priorità e dagli interessi di aree più forti, se non viene affermata la centralità del nostro "capitale umano". Ciò significa credere che l’investimento più vantaggioso che si possa fare è quello che riguarda istruzione, formazione, conoscenza. Fare in modo che possano sorgere nuove occasioni per la ricerca. Valorizzare la competenza, la concorrenza, il merito ad ogni livello. I partiti e le forze sociali ed economiche polesane devono assumersi oggi una responsabilità in più: è illusorio ritenere che questo cambiamento possa essere generato spontaneamente, "dal basso". Bisogna creare le condizioni affinché sia possibile produrre nuova classe dirigente a mezzo di classe dirigente, proprio partendo dal ruolo propulsivo del ceto politico e delle amministrazioni pubbliche, che dovranno essere in grado di aprirsi e collegarsi con le cosiddette minoranze attive, con i settori migliori e più competenti della società, rinunciando alle cooptazioni e agli "ingressi laterali". Un salto di mentalità epocale, forse, ma necessario per evitare la puntuale riproposizione di quel luogo comune che vuole il Polesine eterna terra di conquista per interessi in larga parte extra-polesani.

Lavorando su queste basi politiche e programmatiche sarà possibile riuscire a lavorare insieme per cercare di rafforzare il nostro partito e per affrontare le prossime scadenze elettorali con fiducia e con entusiasmo, aprendo una nuova prospettiva per Rovigo e per il Polesine. Ed è all'interno di questo scenario che si inserisce il ruolo di un partito che deve adoperarsi per costruire il proprio futuro, guardando decisamente in avanti, avendo il coraggio di lasciare definitivamente alle spalle le proprie divisioni interne e soprattutto tornando ad esprimere una politica più in sintonia con il territorio, una politica che possa effettivamente dare rappresentanza alla gente polesana e che sappia essere ancora una volta all'altezza delle sue migliori tradizioni.