
"I copi"
"I copi i se tien quasi par man
come fradei, i se pasa l'acqua
i se spartisse el sol e le nuvoe
e le nevegade che le pesa guaive
Semo manco de lori, copi sbaliadi
che no se liga, i se urta e rompe
senza rason, sora 'na casa indove
un sta in pase e l'altro in guera".
(Romano Pascutto, 1971)
Mi piacciono questi versi di Romano Pascutto. Come non sentirci anche noi, spesso, "copi sbaliadi", sbagliati, atomi che si urtano senza riuscire a legare? Di lui ha scritto Andrea Zanzotto: “Non c'è dubbio che a Romano Pascutto va riconosciuto un vero e proprio magistero nel campo della poesia dialettale di questo dopoguerra... Se è vero che ogni poeta dialettale è colui che salva l'anima più profonda, Romano Pascutto che ha dimostrato di saper mobilitare tutte le risorse della lingua della sua terra, quella di S. Stino e della bassa Livenza, e darne un vastissimo affresco costituito di piccoli, densi quadri, ha assolto pienamente a questo compito”. E, ancora, prosegue il poeta di Pieve di Soligo, nel delineare questo efficace ritratto: “Nell’espressione di Pascutto c’è una durezza, una spietatezza che tarpa le ali ad ogni retorica, e vi è il senso del cupo enigma del mondo le cui antinomie sembrano insuperabili. Vi è infine l'incoercibile fiorire della lingua, nella sua individualità che è insieme verbo e terra...”. Poche, suggestive righe che compendiano esemplarmente una figura come quella di Pascutto, poeta in lingua e dialettale, romanziere e autore teatrale, ma anche partigiano e amministratore, uomo pubblico e cantore “a tutto tondo” della propria terra.
Nato a S. Stino di Livenza, Romano Pascutto (1909-1982) è figlio di poveri artigiani. Ha soltanto otto anni quando la disfatta di Caporetto obbliga migliaia di veneti e friulani all’esodo dalle proprie case: Romano frequenterà i primi due anni delle scuole elementari a Firenze. Poi con la famiglia sarà a Pordenone, dove poco più tardi si iscriverà all’Istituto Tecnico e, nel Circolo culturale cattolico di Torre diretto da Don Giuseppe Lozer, incontrerà il pittore Armando Pizzinato, con cui stringerà un solido vincolo amicale. Sono comunque anni difficili: Pascutto, fieramente antifascista, osteggiato per le sue posizioni politiche, sceglie di raggiungere il fratello Sante in Libia, trovando occupazione presso una compagnia di navigazione. Durante la guerra, rientra a San Stino con moglie e figlia, conosce la Resistenza tra le fila dei garibaldini, passando anche un duro periodo nelle carceri di Portogruaro. Nel 1946 inizia la propria militanza nel Partito Comunista Italiano (avrà incarichi in ambito provinciale e sarà consigliere comunale, assessore e infine sindaco a San Stino di Livenza tra il 1975 e il 1980) e nei mesi seguenti, dopo essere stato reintegrato come funzionario della Società di navigazione “Tirrenia”, potrà finalmente ritrovare a Venezia vecchi amici e compagni, tra cui Pizzinato.
E' sempre dopo la Liberazione che Pascutto iniziò a pubblicare volumi di poesia in dialetto e in lingua (le poesie sono oggi raccolte nel primo dei quattro volumi dell’opera omnia, "L’acqua, la piera, la tera", del 1990, a cura di Antonio Daniele ed edito, come gli altri, da Marsilio) e, successivamente, diede alle stampe una serie di libri che riscossero i primi consensi della critica, aprendo finalmente la sua opera alla notorietà e ad importanti accostamenti, come quelli con Giacomo Noventa e Biagio Marin, quasi a voler comporre una sorta di ideale triade della nostra tradizione poetica. Vengono così pubblicati scritti teatrali, romanzi e racconti di notevole efficacia narrativa, in particolare si segnalano i romanzi "La lodola mattiniera" (Padova 1977) e "Il Viaggio" (Padova 1979), saga familiare degli anni del fascismo, e il volume di racconti, ispirati dall’esperienza vissuta da Pascutto come giudice popolare, "Il pretore delle baracche" (Milano 1973). Al primo volume dell’opera omnia, già citato, fanno seguito nel 1996, a cura di Saveria Chemotti, i romanzi e racconti, con un significativo apparato critico e un’ampia nota biografica della curatrice. Nel 2003, sempre a cura di Antonio Daniele, si è invece proceduto alla pubblicazione del volume “Nostro tempo contato” e di altre poesie edite e inedite. Il lavoro di recupero dei manoscritti pascuttiani prevede infine un quarto tomo, dedicato ai numerosi testi teatrali dello scrittore, "giacimento" letterario in buona parte inesplorato: una nuova uscita che dovrebbe concretizzarsi per il centenario della nascita di Pascutto.
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