martedì 22 giugno 2010

Ripartire dai circoli








In questi giorni le assemblee di circolo del Pd polesano stanno discutendo, tra le altre cose, un documento sull'organizzazione del partito che è stato elaborato nei mesi scorsi dal sottoscritto insieme ad un "gruppo di lavoro" formato dai "compagni e amici" Andrea Galdiolo (Loreo), Lorenzo Masarà (Rovigo), Marco Martini (Ficarolo), Claudio Ramazzina (Stienta), Arnaldo Vallin (Rovigo). Chi vivrà, vedrà...

Introduzione

Questa conferenza organizzativa dei circoli del Pd polesano vuole segnare un momento di riflessione sullo stato e sulle prospettive del nostro partito e un possibile momento di rilancio, di apertura, di dialogo con il nostro territorio, in tutte le sue articolazioni e in tutte le sue peculiarità: abbiamo di fronte una serie di appuntamenti fondamentali, a cominciare dalle elezioni regionali della prossima primavera, che ci vedranno tutti impegnati in una dura sfida.

Abbiamo deciso di preparare questa conferenza, non soltanto per avere una occasione in cui poter presentare alcune idee o indicazione particolari, ma per aprire uno spazio nuovo e un utile confronto con chi è disponibile a discutere sul futuro, sul ruolo che pensiamo e vogliamo abbia il nostro partito negli anni a venire. Si tratta di un primo tentativo di dare voce ai circoli, di dare voce al “territorio”, avviando un itinerario comune di confronto e di discussione che vuole riflettere sullo stato attuale del partito, sul tipo di partito che vogliamo contribuire a creare, sul suo modello di organizzazione e di radicamento.

Questo è l’inizio di un percorso: si tratta di una tappa importante, ma è soltanto l’avvio di un itinerario che immaginiamo di poter condividere con i circoli nei prossimi mesi, con altri appuntamenti e momenti di incontro e partecipazione, ma soprattutto con un congresso sullo sfondo – un congresso provinciale che porterà al naturale ricambio degli organismi dirigenti e consegnerà anche queste nostre indicazioni per il futuro, nonché l'esito di un dibattito “aperto” e non concluso.

Il partito e i circoli

Dalle primarie del 2007 in avanti, i primi due anni di vita del Pd sono stati contrassegnati da campagne elettorali (politiche e amministrative), nonché da momenti di scontro politico molto aspro: ciò ha determinato che la “macchina” del partito fosse principalmente impegnata nella contesa elettorale, nella presentazione dei propri programmi e dei propri candidati, nell'amministrazione di enti e comuni, nella proiezione della propria attività verso l'esterno. E' mancata finora la necessaria riflessione sulle modalità e sugli strumenti che potrebbero permettere di costruire una rinnovata organizzazione di questa stessa “macchina” (nella nostra provincia sono 60 i circoli, per un totale di circa 3.300 iscritti nel 2009).

L'ultimo congresso nazionale del Pd, conclusosi con l'elezione di Pierluigi Bersani alla segreteria, è stato attraversato da un largo dibattito sul tipo di partito da costruire, partendo da una comune consapevolezza dei diversi candidati e delle rispettive mozioni: l'insufficienza di quanto realizzato fino ad oggi e l'esigenza di dare vita ad una forza presente capillarmente sul territorio, presente in maniera fisica, tangibile, ma anche in grado di valorizzare nuove forme di partecipazione alla vita collettiva. Un esempio su tutti: il ruolo delle primarie e il rapporto tra sovranità dell'iscritto e partecipazione dell'elettore. Si è trattato di un confronto positivo, plurale, “vero”, che ha interessato migliaia e migliaia di militanti e di elettori, rendendo evidente forse che la questione della forma-partito rimaneva un “nervo scoperto”.

A questo dibattito il Polesine non è stato certo estraneo. Dai circoli, in particolare, è giunta in molti casi una spinta ad riflessione sul partito, ed è giunta altresì una forte richiesta di coinvolgimento, di formazione e di maggiore circolarità nelle informazioni. Oggi diventa per noi indispensabile tematizzare lo stato del partito e renderci conto che, senza una chiara percezione della questione, i circoli rischiano di rimanere un potenziale in larga misura inespresso e il nostro partito troppo simile a modelli burocratici, gerarchici, “novecenteschi” ecc.

E’ proprio dal Partito democratico che dobbiamo ripartire per costruire un progetto di governo e una alternativa alle destre di Pdl e Lega: dobbiamo cioè recuperare uno spirito rivolto al cambiamento, coerente con le ragioni che hanno portato al superamento di Ds e Margherita e alla nascita del Partito democratico più di un anno fa. Come ha scritto lo studioso Michele Salvati: “Il Partito democratico può dare vita a un modello di partito che risponda a requisiti rigorosi di democrazia e trasparenza, un partito nei confronti del quale nessuno possa affermare credibilmente ciò che oggi si sente dire di tutti i partiti: ‘non ci sono differenze tra destra e sinistra’, ‘i capi fanno quello che vogliono’, ‘nei posti che contano non mettono le persone competenti, ma gli amici’”.

Un partito – aggiungiamo – che è nato non per essere una sigla tra le altre sigle del mercato elettorale, ma per dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto a vecchi modi e vecchi metodi della politica tradizionale, per avvicinare alla politica persone che fino ad oggi non hanno visto nei partiti tradizionali dei luoghi nei quali poter impegnarsi attivamente; un partito che è nato per dare una casa comune ai riformisti e ai progressisti, per unire il meglio delle culture politiche e delle storie che hanno edificato la democrazia in questo Paese. Le potenzialità sono enormi, le attese e le aspettative sono molteplici, e deve essere chiaro che pure a Rovigo è necessario aprire una nuova fase, una nuova storia, che vede nel prossimo appuntamento elettorale uno sbocco assai significativo, ma che non vuole arrestarsi alla semplice corsa elettorale per i Comuni o per la Regione.

Il nostro obiettivo deve essere più ambizioso: abbiamo il dovere di creare le condizioni perché il Pd continui ad essere il partito guida di questo territorio per i prossimi anni, un luogo di elaborazione politica e culturale. Non possiamo infatti candidarci a gestire l’ordinario, a “vivere alla giornata”, né possiamo limitarci a coltivare un ideale astratto di “buona amministrazione”. Una forza come la nostra deve essere consapevole che l’orizzonte in cui viviamo è molto più largo, molto più complesso – deve avere delle idee e deve sapere come riuscire a praticarle, attrezzandosi politicamente e culturalmente e raccogliendo le sfide più impegnative, abituandosi o riabituandosi anche a “pensare in grande”. Il futuro della nostra provincia deve essere pensato proprio qui, in Polesine, e non può essere l’esito di strategie e di visioni che vengono formulate altrove; sarà un futuro la cui costruzione andrà necessariamente motivata, argomentata, “qualificata”, puntando sulle idee migliori, sulle competenze e sulle capacità di elaborazione progettuale che esistono – e sono molte – anche in loco.

Ciò implica un ragionamento forte intorno alla presenza e alla struttura del Pd: un partito capace di essere forza di governo e di proposta, ma anche di essere legato a salde radici storiche e culturali; di interpretare quelli che sono i bisogni del territorio, di interloquire con tutti i principali soggetti economici e sociali, di veicolare un’idea complessiva di Polesine, a partire dai temi economici, dello sviluppo, dei diritti, del lavoro, dell’ambiente; un partito capace di organizzarsi localmente e di incontrarsi “in rete”, mettendo in relazione le esperienze e le competenze che sono presenti sul territorio.

Facendo leva sul coinvolgimento di iscritti e di militanti, sarà possibile produrre una proposta politica autonoma e aderente a quelle che sono le reali esigenze del Polesine. Valorizzare i circoli, valorizzare il “capitale umano” è oggi un vero aspetto decisivo del futuro del Pd. Il Pd dovrà dimostrare anche di essere in grado di promuovere veramente quelle che sono le sue eccellenze, i suoi giovani e i suoi dirigenti locali migliori, di far vivere la propria esperienza in mezzo alla gente, passando da una logica di appartenenza ad una aggregazione sulla base di idee e progettualità, da mettere al servizio della nostra terra.


Quale ruolo per i circoli del Partito democratico?

Alcune proposte e alcune ipotesi di discussione, elaborate in sede locale, potranno meglio sostenere lo sviluppo della nostra discussione interna e fungere da base per ulteriori ragionamenti e per più approfondite riflessioni: con questo spirito ci rivolgiamo al nostro partito.

Il protagonismo dei circoli e del gruppo dirigente diffuso, di amministratori, coordinatori, militanti, sembra inoltre costituire una premessa essenziale per poter pensare ad un partito di tipo nuovo e per avviare un confronto che si ponga l'obiettivo concreto di affrontare e centrare problemi reali, quotidiani, vissuti dai nostri iscritti e dai nostri dirigenti locali, indicando qualche possibile via d'uscita e qualche praticabile soluzione.

Un nuovo modello di partito potrà affermarsi anche cercando di far fronte ad esigenze parziali e tuttora irrisolte; esso potrà sorgere anche e soprattutto sviluppandosi dal “basso”, all'interno di una cornice di regole e pratiche condivise. In questo senso, il ruolo dei circoli assume un ruolo di importanza primaria. Occorre infatti sovvertire quel modello di partecipazione e di decisione che continua ancora oggi a scorrere quasi sempre dall'alto verso il basso. L'instaurazione di nuove “buone” pratiche condivise e l'utilizzo di strumenti inediti rappresenta il primo passo verso la costruzione di un partito più aperto e più orizzontale.

Un esempio delle difficoltà di questi primi mesi di vita del Pd, anche in sede locale, può essere sintetizzato da un dibattito politico che, sia sulle grandi questioni nazionali che sui temi di interesse polesano, è stato concentrato in misura preponderante nella direzione e nell'assemblea provinciale, raggiungendo il livello dei circoli e della militanza di base in forme episodiche (se escludiamo il momento delle primarie) e traducendosi raramente nella sperimentazione di modalità “altre” per il coinvolgimento e la partecipazione della nostra base.

Ogni circolo del Pd deve invece essere messo nelle condizioni di poter attivare un rapporto reale, costante, motivato con i propri iscritti, cercando nel contempo di concretizzare e sviluppare il rapporto con l'elettorato democratico. Oggi, in molti casi, questo tipo di impegno rischia di ricadere esclusivamente sulle spalle del segretario di circolo e, magari, di qualche persona a lui più vicina: appare dunque essenziale garantire uno scambio più stretto e proficuo tra i massimi organismi provinciali e il territorio, quale premessa indispensabile per prevenire disaffezione e scollamento tra quelli che un tempo venivano definiti “centro” e “periferia”.

La partecipazione alla vita del partito, promossa attraverso il confronto aperto e plurale nei circoli, sarà in questo modo uno dei momenti fondanti per la progettazione della nostra politica. Diventa necessario, per noi, ribaltare l'idea che la presenza attiva del singolo iscritto nella vita del circolo possa essere qualcosa di episodico o di non così centrale per la costruzione del partito che vogliamo. Il circolo deve essere altresì una realtà che “conta” veramente all'interno del partito: un luogo dove si partecipa, si discute e, soprattutto, si concorre alla decisione, anche in relazione alle scelte più ampie che riguardano il partito provinciale (elezioni regionali, nazionali ecc.) e i livelli istituzionali in cui esso si trova ad operare.

Tutti i circoli devono poter essere coinvolti, per esempio, nella scelta delle candidature e nella discussione sulle questioni politiche e amministrative di più larga portata, attraverso il ricorso agli strumenti già previsti dal nostro statuto, come le primarie, e comunque prevedendo meccanismi di ampia consultazione dei gruppi dirigenti locali e degli iscritti.

Occorre ricreare e rilanciare una idea forte di militanza e di appartenenza, e occorre ripensare i circoli anche come luoghi possibili di una socialità “gratificante” per donne, uomini, giovani, anziani, lavoratori. Alla vecchia “pedagogia” dei vecchi partiti novecenteschi, organizzata su base centralistica e ideologica, e che pure ha avuto una funzione essenziale nell'edificazione del nostro sistema democratico, deve oggi subentrare un modello più flessibile, dinamico, partecipativo, non gerarchico, aperto alla società e all'individuo. Il nostro circolo deve poter essere immaginato e vissuto come luogo di effettiva elaborazione politica e culturale, come luogo di vita attiva, come strumento di democrazia e di partecipazione concreta alla vita pubblica.

Si tratta, ovviamente, di un cambiamento che tocca da vicino anche il Pd polesano, cioè una forza politica in cui oggi confluiscono un gran numero di esperienze e di “storie” provenienti da partiti di massa come il Psi, il Pci-Pds, la Dc. Eredità importanti, significative, che rappresentano un patrimonio politico enorme, ma che, sul piano dell'organizzazione, rischiano di essere eredità ancor più “pesanti” e possono difficilmente tradursi nell'applicazione di schemi adeguati al presente, senza una adeguata, coerente, compiuta revisione di modelli e categorie del passato. In assenza di uno sguardo oggettivo su questa realtà, che implica anche le necessarie rotture e prese di distanza, il pericolo maggiore per il Pd sarà quello di oscillare costantemente tra la “mitizzazione” di certe forme organizzative e il loro completo rigetto nel nome di un malinteso “nuovismo”.

A tale proposito, è credibile ipotizzare che il nostro partito, nel rispetto dello Statuto e delle regole vigenti, possa impegnarsi su una serie di assi tematici e di proposte concretizzabili, senz'altro utili a ridefinirne l'azione e il profilo complessivo:

1. Sviluppare una politica della comunicazione: implementare le mailing list e i database disponibili in sede provinciale; pianificare l'uscita di una newsletter da inviare a iscritti ed elettori; attivare gruppi di lavoro mirati e campagne di comunicazione coordinate su questioni di interesse locale. L'avvio di una seria politica della comunicazione implica, in via preliminare, la programmazione e la promozione da parte dei livelli provinciali di una serie di incontri rivolti ai circoli, in cui tematizzare concretamente il rapporto tra la singola realtà territoriale e i media – per esempio: quali sono i contatti con la stampa nel circolo x? Chi mantiene gli eventuale rapporti con i media? Quale materiale di propaganda viene distribuito? Quale viene realizzato in loco? Quante iniziative pubbliche sono state realizzate nell'arco dell'ultimo anno? Qual è lo stato dei rapporti con i vari livelli istituzionali? Ecc.

2. Progettare e predisporre un sito web del Pd provinciale, in cui poter raccogliere anche l'esperienza dei siti di singoli circoli polesani o di blog personali realizzati da iscritti e militanti. L'idea di un partito organizzato in rete, orizzontalmente, pronto a scambiare strumenti e informazioni, idee e occasioni di dibattito e confronto sulle diverse questioni.

3. Sviluppare l'azione del partito attraverso aggregazioni tematiche: è necessario prevedere riunioni tematiche per aree territoriali omogenee, in cui il partito possa promuovere la discussione di problematiche di carattere locale in sede locale, mediante il confronto aperto tra i suoi diversi livelli di rappresentanza e l'elettorato di riferimento. A tale proposito, andranno riconvocati e responsabilizzati i gruppi di lavoro precedentemente attivati dal nostro partito su specifiche questioni: ambiente, lavoro, turismo, economia, pari opportunità ecc. I coordinatori di ciascun gruppo tematico saranno tenuti a relazionare periodicamente di fronte agli organismi provinciali del partito, illustrandone l'operato ed evidenziando eventuali proposte e contributi originali.

4. Attività formativa mirata: gli organismi provinciali del partito, d'intesa con i coordinatori dei circoli, dovranno promuovere in tempi rapidi l'organizzazione di incontri formativi, con scadenza periodica, dedicati all'illustrazione di specifici argomenti e di questioni inerenti alla “vita politica” in senso lato: il funzionamento di leggi e istituzioni; la progettazione e realizzazione di materiali di propaganda; il funzionamento di una campagna elettorale ecc. A tale riguardo, andrà ricercata l'attivazione di uno specifico gruppo di lavoro, con il compito di individuare e raccogliere le competenze disponibili dentro e fuori il partito, laddove l'esigenza del momento lo richieda.

5. Valorizzare la dimensione sovracomunale e intercomunale della nostra attività, favorendo in una provincia frammentata come il Polesine l'aggregazione anche temporanea di più circoli e di più realtà territoriali su specifiche questioni. L'impulso a tale modello flessibile di organizzazione potrà venire, ad esempio, dalla ripartizione dei collegi elettorali provinciali e dalla individuazione di figure destinate a coordinare l'azione a livello sovracomunale e intercomunale (per esempio: i consiglieri provinciali, i candidati alle elezioni provinciali, i coordinatori di circolo ecc.). Questo punto, ovviamente, è destinato ad incrociarsi con quello relativo alle aggregazioni tematiche.

6. Istituzione di un circuito permanente delle Feste del Partito democratico, attraverso la convocazione di un tavolo di lavoro provinciale in cui sia possibile, soprattutto per le realtà attive su questo particolare versante, discutere e condividere scadenze, comunicazione e pubblicità, programmazione di eventi politici e promozionali ecc.

7. Creazione di una anagrafe provinciale delle competenze, che certifichi e censisca il “capitale umano” del nostro partito in maniera pubblica e trasparente.

8. Istituzione di una conferenza dei circoli del Pd provinciale, organismo consultivo di tutti i coordinatori di circolo, destinato a riunirsi almeno due volte all'anno e ad affrontare in particolare le questioni inerenti l'organizzazione del partito.

9. Utilizzo delle risorse: il tesoriere e la commissione di tesoreria si impegneranno, con cadenza annuale, ad organizzare un momento di confronto riservato all'assemblea provinciale e ai coordinatori di circolo, presentando il bilancio del partito e affrontando le questioni relative all'utilizzo delle risorse finanziarie eventualmente disponibili, con particolare riguardo a: gestione ordinaria del partito, campagne elettorali, contributi di eletti e amministratori, presenza del partito sul territorio.

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