giovedì 13 maggio 2010

Versi filosofici









Un esercizio di stoicismo

Come un tetro epigono
di qualche sapienza decaduta
mi fletto, a intervalli regolari
con falsa degnazione
e avanzo lungo i portici,
mostro i segni titubanti
di questa lucida erranza,
mostro questa scialba toga
che ostenta tiepidi doveri repubblicani
ad una platea assente,
e troppo educata,
sparuta.

Filosofia dello spirito jenese. Commentario

Come posso custodire
nel segreto e nella lontananza
da qualsiasi regola aurea
la mia conclamata insipienza,
l’equilibrio carsico di forma e di spasimo
che declina ogni instabile tassello,
ogni indomita “avventura” della coscienza?

Non tremo, né prego dei
ma confido in questo perpetuo
movimento, in questa astratta perdizione
cui segretamente anela
ogni salda fibra del mio ingegno
nel suo sotterraneo
cesello.

Diego Crivellari

1 commento:

  1. parliamo, per piacere, dei piaceri della vita, per una volta (ho detto
    alla moglie di Van Rossum, lunedì verso le 11): (che una tedesca di Monaco,
    proprio, sotto i 30, credo, bianca di pelle come un bianco d'uovo): e il primo
    piacere è chiavare, certo: e poi, per me, dormire nel sole (come dormivo adesso,
    le ho detto, prima che arrivasse lei: a torso nudo come mi vede, e a piedi
    nudi, ecc.): e il terzo è bere vino (francese, possibilmente, come quello
    che abbiamo bevuto sabato con Berio, e anche venerdì, a Rotterdam e qui):
    (e ho concluso che il paradiso è chiavare nel sole, forse, pieni di Saint-Emilion):

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