
Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd, ha scritto "Violenze, eversione e terrorismo del partito armato a Padova" (ed. Cleup). Sembrano tempi lontani, tempi irrimediabilmente consegnati ad una memoria sempre più lacunosa, sbiadita, sorpassata dagli eventi: eppure, i fatti rievocati con rigore da questo libro di Alessandro Naccarato risalgono ad una trentina di anni fa e, se così si può dire, la loro “ombra” continua a proiettarsi, almeno indirettamente, sul nostro presente e su qualsiasi possibilità di attendibile ricostruzione dei nostri “anni di piombo”.
La strategia della violenza sistematica, l’attacco alle istituzioni, lo sviluppo di una sorta di “illegalità di massa” con la garanzia dell’impunità e vari livelli di azione, il terrorismo “diffuso” – fino ai gravissimi attentati compiuti, ad esempio, contro docenti dell’ateneo patavino come Angelo Ventura e Guido Petter. Questo libro si serve delle sentenze (definitive) contro Potere Operaio, Autonomia Operaia Organizzata e Collettivi Politici Veneti per ricreare "dall'interno" il clima di un’epoca recente e altamente drammatica nella storia dell’Italia repubblicana e per raccontare in che modo una città come Padova, nel cuore del Veneto bianco, potè gradualmente diventare centro di una strategia rivoluzionaria. Questi alcuni dei dati che vengono citati: “Per molti anni, e con particolare intensità tra il 1972 e il 1980, queste bande resero Padova la città italiana più colpita dal terrorismo per numero di attentati in proporzione agli abitanti. Soltanto tra il 1977 e il 1979, il periodo più tragico, a Padova furono denunciati – e si tenga conto che molti reati non venivano segnalati alle autorità competenti – 708 atti di violenza eversiva: 447 attentati, 132 aggressioni a persone, 129 tra rapine e devastazioni”.
Padova sarà tuttavia anche il luogo in cui scatterà l'inchiesta Calogero (7 aprile 1979), che portò all'arresto di Toni Negri. Naccarato nella sua analisi mette in rilievo come la città patavina seppe sviluppare nonostante tutto una reazione attiva, in cui si fondevano denuncia, contrasto e prevenzione della violenza: in tale reazione ruolo decisivo ebbero naturalmente le forze dell’ordine, la magistratura, ma anche tanti cittadini comuni, militanti politici e sindacali, rappresentanti del mondo istituzionale, docenti. Ripercorrere questa storia attraverso la vicenda giudiziaria fin qui emersa significa, per l’autore, andare controcorrente rispetto ad una ricostruzione del periodo che, in buona parte, è tuttora basata su memorie e racconti – di forte impatto mediatico, aggiungiamo noi – dei membri "più in vista" delle stesse organizzazioni extraparlamentari. Storia e “giustizia”: questione quanto mai attuale, nelle riflessioni della storiografia contemporanea (che cosa distingue gli storici dai giudici? Si veda, ad esempio, l’opera di Carlo Ginzburg), e che affiora come nodo problematico anche in questa sede. L'altra sera, nel trentennale di quel 7 aprile, Toni Negri ha parlato a Padova... esponendo la sua "versione"... (Probabilmente ne riparleremo).
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