
Ieri sera a Fratta ho partecipato alla presentazione di un libro di Marco Almagisti, giovane docente di Scienza politica all'Università di Padova, "La qualità della democrazia in Italia" (ed. Carocci): tomo ponderoso, ma esperienza davvero piacevole e stimolante, anche per l'abilità dialettica dell'autore.
Si è a lungo parlato della crisi del sistema dei partiti, del "capitale sociale" di regioni come il Veneto e la Toscana, della necessità di tornare a costruire reti di relazioni, di partiti leggeri e di partiti radicati sul territorio, di De Gasperi e di Togliatti, ma anche di Obama e di Matteo Renzi, di padri costituenti e di presunte Costituzioni sovietiche.
Come ho detto a qualcuno ieri sera, quando ti si accendono troppe lampadine in testa... non è semplice coordinare i tuoi pensieri e fissare i punti che vorresti, in qualche modo, approfondire. Però, almeno un dubbio rimane: non è che al Partito democratico manchi tuttora, più che l'auspicabile alchimia tra cattolici e sinistra, un po' di sano lievito liberale, laico, socialista, "terzaforzista"... ma l'eredità di La Malfa o di Saragat dove deve finire (inverarsi?) se non in un grande partito democratico come quello che si vorrebbe costruire nell'Italia degli anni Duemila?
Qui c'è da pensare...
Ieri sera ho seguito un po' Anno Zero su RaiDue. Ospite della serata, oltre Bassolino e Concita De Gregorio c'era Matteo Renzi.
RispondiEliminaMolto sicuro, preparato ed anche simpatico, con quella loquacità caratteristica ed irriverente dei toscani che di sicuro non guasta nei dibattiti e nei faccia a faccia.
Tra le molte riflessioni del buon Matteo ho condiviso sopratutto una sua affermazione: il PD ha la necessità di uscire dall'ombra della contrapposizione a Silvio Berlusconi.
Chi gravita attorno ai 30 anni, come il sottoscritto, già la prima volta che è andato a votare si è trovato davanti l'ingombrante figura del Cavaliere. Un'intera generazione ha vissuto la politica italiana come un continuo referendum pro o contro Berlusconi. E non è un controsenso se il Riformista (un giornale che qualcuno dice sia vicino al centrosinistra...mah..) l'ha premiato come figura politica dell'anno (attenzione però che queste due parole riformista-Berlusconi non possono essere pronunciate nella stessa frase, tanto per chiarire).
Il Partito Democratico deve sdoganarsi dalla figura del Cavaliere. Deve proporre novità negli uomini, ma sopratutto nelle idee affermando con forza quella che è una semplice realtà: Berlusconi è il passato.
E tutto il centrodestra con lui.
Ma questa semplice constatazione deve uscire dalla bocca di nuovi volti.
I D'Alema ed i Rutelli non possono farla questa affermazione. Il Cavaliere avrebbe buon gioco a ribattere: "E chi sarebbe il futuro? Voi?"
Una nuova generazione deve uscire allo scoperto, deve sfidare il Re Leone e metterlo al tappeto.
Deve portare freschezza e vitalità e deve farlo adesso, proprio in questo periodo di crisi. Perchè è proprio nei periodi difficili che il Paese ha bisogno di guardare a nuove personalità, a donne e uomini nuovi su cui poter ricostruire il futuro.
Bene tenere sempre a mente le proprie radici, bene il ricordo di De Gasperi e Togliatti, Moro e Berlinguer, Saragat e La Malfa, La Margherita, i DS e L'Ulivo.
Bene Prodi e Walter Veltroni.
Ma ora è giunto il momento che proprio la generazione che è vissuta nell'era del berlusconismo ponga fine a questo periodo crepuscolare e si scrolli di dosso ogni timore di affrontare a viso aperto e senza tentennamenti le questioni e le ideologie che caratterizzano l'azione del centrosinistra, distinguendosi e rimarcando le sostanziali differenza di pensiero per togliersi dall'equivoco deleterio, e volutamente amplificato dal centrodestra, del "siamo tutti uguali"