
Ho citato "La maschera di Dimitrios" e forse ne devo anche (brevemente) parlare.
1930 e qualcosa: un ex docente universitario inglese (sic!) relativamente giovane e relativamente avventuroso si ricicla come scrittore di romanzi gialli di discreto successo e, durante un viaggio ad Istanbul, alla ricerca di relax e di esotiche "atmosfere", si imbatte nel cadavere del misteriosissimo Dimitrios... criminale di oscura origine, ladro, omicida, trafficante di droga, presunto terrorista coinvolto in tutte le possibili trame eversive nell'Europa orientale: da qui comincia un turbinio di avvenimenti e di colpi di scena che sarebbe impossibile (oltre che riprovevole da parte mia, almeno per i potenziali lettori) cercare di riassumere.
Che cosa rende "La maschera di Dimitrios" un libro affascinante? Il meccanismo gira come un orologio, ma c'è qualcosa di più, oltre alla trama, oltre al consueto sottofondo politico... Mi verrebbe da dire che quella impalpabile aura di "inattendibilità" che connota certe ambientazioni e certi incontri del libro di Ch. Stewart su Arkan, è quella stessa aura che conferisce ai libri di Ambler un gusto del tutto particolare, in cui i confini tra realtà e paradosso sono del tutto labili e provvisori...
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